Moneyy30 Novembre 2015

Un recente articolo a firma di Ubaldo Cordellini, apparso su Geolocal.it sostiene che in Trentino non si paga il mantenimento dei figli

“TRENTO In Tribunale lo chiamano il figlio della crisi. E’ il reato che viene commesso dai genitori, in genere padri, che non pagano l’assegno di mantenimento dei figli alla madre alla quale sono affidati” 

Nel riprendere questo articolo  nella mia doppia veste, sia di genitore pagante che di presidente di un associazione di genitori separati osservo che queste vicende rappresentano un aspetto spesso discusso fra i genitori. Non pagare gli alimenti ai figli  dipinge immediatamente un padre a tinte fosche, aldilà dell’aspetto che riguarda la punibilità per il mancato obbligo di legge, Ma…c’è del non detto, esistono ragionamenti da fare che l’articolo di Cordellini non vede.

OCCORRE SAPERE che le sentenze dei tribunali del centro nord Italia, impongono troppo spesso importi non proporzionali alla busta paga pagante e ben al di sopra del costo reale della vita di un bambino, SE SI PENSA CHE, il mantenimento paterno, dovrebbe (condizionale è d’obbligo) essere affiancato da un eguale importo di mantenimento materno,(così come è vero che i figli si fanno in due), ecco che la cifra diventerebbe doppia e molto spesso ben al di sopra di un importo utile al solo mantenimento del figlio. Nel caso di un importo “contributivo che non fosse 50 e 50, non rimarrebbe che pensare di essere gli unici a pagare gli alimenti ai figli, in barba alle singole responsabilità e doveri genitoriali, a prescindere da tutto, ed ecco che troviamo un primo notevole inciampo o paradosso che ci racconta che qualcosa non funziona a fronte di un mercato del lavoro che vede sempre più donne lavorare ed affermare la loro indipendenza.
Vorrei accennare solo marginalmente il fatto che la storia dei tribunali italiani vede pressoché un unico genitore destinato a vivere accanto ai figli, dopo una separazione, la madre ed i padri? Tenuti rigorosamente distanti e relegati ad una funzione puramente economica e a debita distanza imposta, questo in un bel 97% dei casi, cioè pressoché la totalità. E anche qui il nervo si scopre e prende spazio la sensazione di una battaglia persa o malgestita da “taluni” che hanno perso il senso della vita e dell’importanza per i nostri figli di una relazione equilibrata con entrambi i genitori, che come funzione avrebbe la possibilità di accrescere e incentivare il senso della singola responsabilità di OGNI genitore. E’ ovvio che moltissimi padri desiderano stare accanto ai loro figli, nonostante le avversità ma ci scommetto che molti non accettano i piedi in testa in maniera così impositiva e avvilente, al punto che se possono, si mettono “di traverso” e offrono comprensibili resistenze.

SE POI andiamo a vedere quei rari casi in cui i figli vanno abitare con il papà, dopo lungo tempo visto solo con la mamma (perchè decidono di loro sponte di lasciare la casa materna) e l’assegno di papà prima era 500 euro, quello di mamma diventa di 70/80 euro al mese, ecco che girano ancora di più le scatole, e incredibile ma vero,ne abbiamo grottesca testimonianza proprio in associazione.

SE POI AGGIUNGIAMO, che l’assegno una volta che cambia di mano e passa alla madre, NON COMPORTA alcun dovere di rendicontazione delle spese, ovvero non prevede tracciabilità ne controlli sulla reale destinazione di quel denaro per i figli da parte della figura materna, ecco che abbiamo fatto BINGO!

ED ALLORA? Ed allora le complicità sono molteplici: mettiamoci la povertà, mettiamoci però anche un pesante senso di sfiducia nelle leggi e in chi le amministra, ovviamente,  aggiungiamoci la percezione di subire un abuso a monte e a prescindere, includiamo poi incomprensioni ed incongruenze varie, con la massima consapevolezza della povertà che  affligge le coppie che si separano; ed ecco che tutti questi aspetti portano a conseguenze estreme. Non si può giustificare la mancata responsabilità nei confronti dei figli, ma probabilmente occorrerebbe maggiore oculatezza ed una percezione decisamente diversa di apportare al tema del mantenimento dei minori.

FORSE qualcosa PUZZA ma il pesce si dice puzzi sempre dalla testa! La domanda è d’obbligo: -E’ il caso di rivedere alcuni meccanismi tipici dei tribunali e mettere mano al diritto di famiglia, o attendiamo il collasso, serenamente? 

L’articolo originale  fa un analisi sul fenomeno e lo trovate a questo link:

http://ricerca.gelocal.it/trentinocorrierealpi/archivio/trentinocorrierealpi/2015/11/24/trento-niente-soldi-ai-figli-e-boom-16.html

Roberto Castelli