“Si assiste ad una progressiva quanto impropria psicologizzazione delle situazioni e delle vicende giudiziarie, specie nell’ambito familiare. Non si parla più di comportamenti ma di tipi psicologici e della loro ontogenesi: abusanti e abusati, alienanti e alienati, organizzazioni di personalità e genitorialita’ buona o cattiva, secondo tipizzazioni che inducono le persone a comportarsi secondo le classificazioni che hanno ricevuto. In questa prospettiva il giudice tende sempre di più a delegare all'”esperto” di turno le valutazioni e gli interventi, secondo una prassi distorsiva mutuata dalla giustizia minorile : non si tratta più di esercitare la funzione giudicante e di sanzionare le condotte antigiuridiche e dannose, ma di prescrivere “percorsi”, “terapie”, “consapevolezze” più o meno ipotetiche senza tenere conto delle disponibilità e delle motivazioni delle persone. Questa non è ne’ buona giustizia, ne’ buona psicologia”
Giovanni Battista Camerini

Gli esperti dunque o le figure che fanno da cuscinetto fra coniugi in disaccordo, sono figure importanti perchè si prevede che il loro operato permetta di produrre situazioni più chiare e favorire accordi nell’ipotesi migliori. Infatti se così non fosse andrebbero solamente ad allungare una “filiera” di professionisti che si aggiungerebbero per campanare sulle disgrazie della coppia. Timore molto diffuso e percettibile.

Parlando del Coordinatore familiare, argomento trattato anche pochi mesi fa: http://genitorisottratti.it/2017/10/09/nasce-la-figura-del-coordinatore-familiare/ ci troviamo ad una visione valutativa di questa figura e di chi “la tira in ballo”. A rilevare alcuni aspetti fondamentali, è un articolo firmato da Marco Pingitore per la testata online “Psicologia Giuridica” .

La lettura è  interessante, mette in luce aspetti determinanti, rileva le idiosincrasie agli operatori di giustizia e consulenti di ogni ordine e grado, evidenziando quanto gli aspetti strutturali del progetto a monte lascino molti punti interrogativi. Aspetti, che, valutandoli da un ipotetico punto di vista imprenditoriale, sarebbero ad alto rischio, nel senso che nessuna azienda che vive e opera col proprio denaro e la propria rispettabilità e risorse, metterebbe mai in commercio un auto che non offrisse garanzie di riconoscibilità, di sicurezza, di efficacia e di consumi dichiarati perchè il mercato la rifiuterebbe con pesante ricadute sull’azienda sprovveduta e sui suoi piani di rientro economico.

E’ vero che il nostro paese ha delle modalità consolidate spesso criticabili,  ma esiste pure una corrente di pensiero sana composta da una grande fetta della società civile, i “separati”, che chiede misure pratiche e risolutive. Il timore è che la perfezione non si sia stata sfiorata nemmeno questa volta. A questo punto l’articlo di Pingitore è la lente d’ingrandimento che focalizza il soggetto: Coordinatore familiare. Vi invito a leggere per comprendere meglio e bene a cosa intendo riferirmi con questa lunga premessa che ha il compito di aumentare la consapevolezza dei genitori separati, perchè solo i criceti possono prescindere dal “sapere come gira la ruota”. 🙂

qui: https://www.psicologiagiuridica.eu/10-domande-sul-coordinatore-genitoriale/2017/12/01/

La redazione