Sentenza di Cassazione sulla separazione di due modenesi «L’investigatore privato è ammesso in tribunale: porta dati oggettivi»
Maggio 2014

Via libera alle investigazioni di un detective privato portate come prova in tribunale in una causa di separazione. È la Cassazione a stabilirlo dando ragione ad un modenese che aveva assoldato un investigatore privato per accertare l’infedeltà della moglie.
Era stata la donna, che voleva separarsi dal marito, a promuovere la causa chiedendo il mantenimento. Ma i giudici hanno ritenuto che dalle fotografie e dai tabulati telefonici emersi dalle indagini dell’investigatore e portati in tribunale, fosse la nuova relazione della moglie la ragione della definitiva rottura del rapporto tra i due coniugi. Le hanno quindi addebito la separazione, escludendo il suo diritto al mantenimento, nonostante questa avesse sostenuto che il matrimonio fosse in crisi prima della sua infedeltà, tanto che già dormivano in camere separate.
La Cassazione – con la sentenza 11516 della prima sezione civile, che ha confermato quanto stabilito nel merito dal tribunale di Modena e dalla corte d’Appello di Bologna – ha ribadito quanto stabilito dalla stessa Corte nell’ambito dei rapporti di lavoro “ove è consentito al datore di lavoro incaricare un’agenzia investigativa al fine di verificare le condotte illecite da parte dei dipendenti”. “Nel contesto della materia familiare – scrivono i giudici – parimenti il ricorso all’ausilio di un investigatore privato è ammesso”. Una sentenza che farà certamente piacere alle agenzie investigative, che sui casi di infedeltà coniugale già lavorano molto e che ora vedono le proprie relazioni acquisire un “valore aggiunto”: la loro validità non si può poù mettere in discussione.
Nel caso dei due coniugi modenesi, la corte d’Appello ha ritenuto che la violazione del dovere di fedeltà fosse precedente alla domanda di separazione sulla base delle date delle fotografie e dei tabulati telefonici portati in tribunale. Su questo punto aveva fatto ricorso in Cassazione il difensore della donna, opponendo che “la relazione investigativa era stata redatta da un terzo su incarico del marito, dunque senza le garanzie del contradditorio” e che l’investigatore “aveva narrato una serie di fatti giungendo a conclusioni del tutto personali”. Cioè, che la moglie tradiva il marito prima della causa di separazione.
Secondo la Cassazione, invece, il materiale portato in aula del detective è valido. Si tratta – si legge nella sentenza – “di dati del tutto oggettivi, non di mere deduzioni dell’investigatore privato incaricato”. A fronte dell’adulterio, dunque, il marito “ha assolto all’onere della prova su di lui gravante”, mentre – conclude la Suprema Corte – “l’anteriorità della crisi matrimoniale” rispetto all’infedeltà, sostenuta dalla moglie, “non è stata positivamente accertata dalla corte di merito”.

http://gazzettadimodena.gelocal.it/cronaca/2014/05/24/news/infedelta-coniugale-le-prove-del-detective-valgono-in-tribunale-1.9291878