L’affido condiviso troppe eluso dai “responsabili ai lavori”. l’Associazione Genitori Sottratti sensibilizza avvocati assistenti sociali e magistratura con un azione ripetitiva e sintomatica del disagio che si ripercuote sui genitori separati e in via di separazione. Nella maggior parte dei casi chi si separa oggi non sa cosa lo aspetta per ciò che riguarda l’attribuzione dei figli… e allora siamo presenti per ricordare che il trattamento “previsto” è indegno e supera certamente l’intento del legislatore. La bigenitorialità intrinseca nella legge 54/2006 è un sogno alla luce delle sentenze degli ultimi tre anni. Affidi che di condiviso hanno solo il nome e che nascondono senza neppure troppo celarsi, affidi pressochè eslusivi, chiamandoli CONDIVISI solo per un fatto di convenienza. Punti salienti: − I tempi di frequentazione del minore presso i due genitori sono assolutamente sbilanciati e svelano affidi pressoché esclusivi, rivolti alle sole madri; − I tempi assegnati al padre sono così insignificanti che, se il padre li avesse spontaneamente adottati a famiglia ancora unita, sarebbe stato perseguito da quegli stessi giudici per “abbandono della prole”. − Per “giustificare” le loro arbitrarie “interpretazioni”, i magistrati, all’indomani della riforma (da loro fortemente criticata), si sono affrettati a “coniare” un principio inesistente nella riforma: la “collocazione prevalente”: così, quella che prima era la genitrice affidataria (esclusiva), nella pratica è rimasta tale, solo che ora è chiamata “collocataria”. − I giudici fingono d’ignorare che il compito d’individuare l’”interesse” del minore non spetta a loro, ma al legislatore: e questo, dopo 12 anni di dibattito parlamentare, lo ha individuato nel “rapporto equilibrato con ciascun genitore” e non, come vorrebbero i giudici, nella “stabilità residenziale”. La quale ultima era stata proprio la causa scatenante della riforma stessa, perché aveva comportato un disastro sociale assai peggiore dell’“instabilità” tanto temuta dai giudici: un’intera generazione cresciuta allo sbando, senza l’educazione paterna: sono i famosi figli dei “papà-bancomat” e dei “papà della domenica”. − Il mantenimento del minore – che, secondo la riforma, dovrebbe essere erogato da ciascun genitore nella propria casa – continua, invece, ad essere imposto “a tappeto” nella forma che la legge prevede come eccezione: l’assegno, che il padre deve versare alla madre (ovvia conseguenza, questa, della precedente disapplicazione: i tempi fortemente diseguali presso ciascun genitore). − Nel quantificare l’assegno i giudici ignorano sistematicamente la novità introdotta dalla riforma: e cioè che bisogna tener conto del valore dell’ex casa familiare assegnata in godimento ad un solo genitore. − Nel quantificare l’assegno i giudici adottano criteri astratti, che non tengono alcun conto di quella che era la concreta spesa mensile per il figlio finché la famiglia era rimasta unita: se la famiglia unita avesse realmente devoluto al figlio quella quota di bilancio mensile immaginata dai giudici, si sarebbe ben presto indebitata fino al collo. !!!!
Allarghiamo la protesta BO-PR-RN
Parma – Rimini e Bologna, il 25 Giugno SIT-IN contemporaneo davanti ai tribunali delle 3 città.
Crediamo si debba trovare una strada per avere ragguagli su questo modo di operare, occorre un punto di incontro fra l’ associazione che opera nella regione Emilia-Romagna e gli “addetti ai lavori” un momento di confronto e di dibattito che possa produrre un cambiamento, perchè così le cose non vanno affatto bene e le sentenze che ci giungono quotidianamente ci inducono a proseguire in questa azione di protesta ripetitiva ma non certo infondata per la ricerca di confronto e soluzioni plausibili.
One Comment
Leave A Comment
You must be logged in to post a comment.
sì cari papà e genitori, ALLARGHIAMO la protesta.
Da Taranto un forte sì ad essere presente insieme ad altre città a manifestare, distribuire volantini e fare sentire la nostra voce
Sergio da Taranto