La visualizzazione di smaccate differenze comportamentali delle istituzioni sui temi di genere, ci porta a rilessioni che permeano anche il concetto di bigenitorialità ovvero la percezione relativa all’equità rappresentata dalle figure genitoriali, per i figli. O più semplicemente, come lo stato italiano nella figura delle istituzioni , pilota con discrezionalità il concetto di uguaglianza dei cittadin davanti allo stato, nonostante l’art. 3 della costituzione per il quale siamo “TUTTI UGUALI DAVANTI ALLA LEGGE”…
Vogliate confrontare, nella lettura dell’articolo sottostante, quanto riportato da Marilena Sampieri e da Fabio Nestola.
di Marilena Samperi:

Se un padre delinque, va in carcere, perché ai figli ci pensa la madre. Se una madre delinque, non va in carcere, perché deve badare ai figli: la presenza di un padre è del tutto irrilevante:
http://www.terranews.it/news/2010/06/i-bambini-dietro-le-sbarre

Inutile aggiungere che l’impunità per le DD (ndr: Donne al plurale) è stata sollecitata dall’UE: http://www.osservatorioantigone.it/index.php?option=com_content&task=view&id=697

di Fabio Nestola:

“Attualmente nelle sezioni nido della carceri italiane sono detenute 54 donne con 56 bambini da 0 a 3 anni di età, nonostante una legge riconosca l’incompatibilità della detenzione per le donne madri con figli sino a 10 anni. La popolazione detenuta femminile è infatti composta da una prevalenza di donne immigrate, donne tossicodipendenti e, in misura crescente, donne nomadi…”

Si tratta di un campione estremamente ridotto, non riferibile allo spaccato sociale italiano.

La donna tossicodipendente nel 99% dei casi ha il compagno anch’egli tossicodipendente e detenuto per spaccio o microcriminalità, quindi non potrebbe occuparsi dei figli. Oppure il compagno è morto, inserito in un centro di recupero o malato terminale di AIDS, tutte ipotesi incompatibili con i compiti di cura della prole

Parlando della popolazione carceraria non è possibile prendere in considerazione le immigrate regolari, ma ovviamente solo le clandestine. La donna immigrata, specialmente quando clandestina richiedente asilo, se ha un compagno non è il padre naturale dei figli. Il padre naturale è detenuto o è stato ucciso nel Paese d’origine come dissidente politico, il motivo stesso della fuga all’estero della moglie e figli superstiti.

La donna nomade, fenomeno crescente, in teoria potrebbe lasciare i bambini alle cure di decine di altre donne del campo. In pratica chiede di avere i figli con se al solo scopo di puntare alla concessione degli arresti domiciliari. E’ noto (fonte: Gruppo Exodus, Don Antonio Mazzi) come in alcuni casi la pianificazione di continue gravidanze serva a rendere la madre incompatibile col regime carcerario.
Sia le donne immigrate che le donne nomadi, inoltre, sono abbondantemente al di sopra del tasso di natalità delle donne italiane, anche per questo un campione di 54 casi su 60.000.000 di abitanti è assolutamente irrilevante dal punto di vista statistico.

Questo per dire una sola cosa: il dramma non è nell’eccezione, ma nella normalità
Coloro i quali vengono sistematicamente giudicati inidonei ad occuparsi dei figli sono migliaia di normalissimi padri con un’occupazione, una situazione sanitaria nella norma, una fedina penale immacolata
Le madri sono amorevoli per definizione, sempre e comunque, tutte, compresa la Franzoni
Se il casino di Cogne lo avesse combinato Stefano Lorenzi, avrebbe avuto anche lui gli spazi mediatici concessi alla moglie per andare a discolparsi piangendo in diretta?
Il padre deve dimostrare di non essere violento e pedofilo se vuole occuparsi dei figli, poichè queste sono le accuse più frequenti dalle quali deve difendersi

Quanti uomini vengono assunti come educatori negli asili nido? C’è spazio solo per operatrici donne, perchè sono migliori, più amorevoli con i bambini, più pazienti, competenti, geneticamente portate alla non-violenza… Anche se poi le inchieste giudiziarie dimostrano il contrario