In una recente indagine condotta da F. Bianchi di Castelbianco e P. Binetti dell’ Università Campus Bio-Medico di Roma fra 1.500 alunni delle scuole elementari pubbliche e private di Roma dal centro alla prima periferia, sono emerse vecchie e nuove paure dei bambini, quali: la paura della notte; la paura della Tv; la paura della scuola; la paura di essere abbandonati perché la famiglia si sfalda; la paura di non essere all’altezza delle aspettative dei genitori; la paura di non essere belli.

L’indagine – nata proprio dal bisogno di capire da dove nascono alcune forme di disagio nei bambini che possono sfociare, per esempio, nell’abbandono scolastico – rivela che molte paure sono uguali a quelle vissute dalle vecchie generazioni (anche se scaturiscono da situazioni diverse), altre sono esclusive dei bambini di oggi “dovute al nuovo modello di società che si è andata rapidamente evolvendo e che vuole che il bambino diventi presto un adulto, ma poi non gli dà gli strumenti necessari per gestire la propria autonomia”.
Già da piccoli, i bambini temono di non essere belli o di essere inadeguati e incapaci, di essere abbandonati e di restare soli. Ed è proprio la solitudine, il nodo centrale intorno al quale si sviluppano molte paure. Nel bambino l’esperienza della paura si lega all’esperienza della relazione di aiuto che gli adulti gli permettono di sperimentare. Il bambino sperimenta insieme la paura e la possibilità di controllarla e da questa esperienza impara ad elaborare strategie di fuga o di controllo a cui lega la possibilità di recuperare il dominio della situazione. La paura non è mai soltanto paura di qualcosa, è anche paura di essere solo davanti a qualcosa di terribile.
Imparare a non aver paura è diventato condizione e metafora della possibilità di essere considerato maturo ed autonomo e in genere, non essere più bambino significa soprattutto aver coraggio e poter controllare la propria paura. Così il bambino impara più a nascondere la propria paura che ad affrontarla e risolverla. E’ la paura di essere giudicato, di essere preso in giro che crea una sorta di capsula in cui restano latenti molte altre paure che spuntano fuori nei momenti più impensati”.

PRIMA INFANZIA 0-3 ANNI
La paura dell’abbandono. E’ una paura arcaica e antichissima, che ha radici nella prima infanzia, ed è legata alla separazione “temporanea” dalla figura di riferimento. La paura di essere abbandonato aumenta l’ insicurezza del bambino soprattutto in quelle “fasi evolutive di passaggio” che coinvolgono inevitabilmente i processi di separazione. Infatti ogni volta che il bambino si confronta con nuovi traguardi fisici o mentali, si sente anche più insicuro, in equilibrio precario. Ne sono un esempio: l’entrata all’asilo nido o alla scuola materna, i primi viaggi dei genitori senza di lui, la nascita di un fratellino etc…. Il bambino piccolo di due, tre anni, si sente veramente abbandonato quando i genitori non ci sono, quando ritardano l’uscita dell’asilo, quando sono poco presenti ed ha bisogno di molte rassicurazioni, di certezze e di coerenza comunicativa.
Il gioco del cucù è uno dei giochi più utili a simbolizzare i movimenti di separazione ed a familiarizzare con essi. La mamma si nasconde e poi riappare oppure si copre e scopre il viso e così per imitazione fa il bambino, come un rito liberatorio, una piccola catarsi che mima il passaggio dalla paura alla rassicurazione.

La paura degli uomini con la barba. Può insorgere attorno ad un anno di età. Può essere dovuta ad esperienze traumatiche, come ospedalizzazioni o interventi bruschi sul bambino nei primi mesi di vita, oppure può essere legato ad una inconscia simbolizzazione della barba come elemento innaturale che dà inquietudine. Colpisce maggiormente le bambine, alcune delle quali temono anche la folta barba di Babbo Natale. E’ una paura che tende a risolversi spontaneamente con il tempo.

La paura del temporale. Insorge intorno all’anno di vita. Da un punto di vista psicoanalitico potrebbe essere legata ad uno stato di angoscia interiorizzata dal bambino, scatenata dall’elemento esterno. Il bambino è irrequieto e irritabile, spaventato anche dai rumori forti, come botti improvvisi, o luci abbaglianti. E’ una paura che potrebbe peggiorare con l’età in quadri patologici più complessi.

La paura dell’acqua. Insorge precocemente, anche nei primi mesi di vita, le cause possono riguardare esperienze traumatiche, come pericoli associati ad esperienze in mare o in piscina (annegamento, soffocamento), obblighi o forzature educative.

ETA’ PRESCOLARE 3-5 ANNI
La paura del buio e della notte, E’ quella che angoscia di più i bambini, senza distinzione di età. La notte – intesa come lungo momento di separazione – può attivare sentimenti di abbandono, si popola di personaggi fantastici, che possono essere in qualche modo legati ad eventi, persone del giorno che hanno spaventato o dato sensazioni di disagio al bambino. Ma il buio che faceva paura a noi adulti o ai nostri genitori era un buio diverso, perché difficilmente si dormiva da soli: le famiglie erano più numerose, veniva curata di più la fase dell’addormentamento, in alcuni casi c’erano più fratelli e soprattutto, venivano raccontate più favole. Lasciare le luci accese o controllare bene che non ci siano mostri sotto il letto o in ogni angolo della stanza non è sufficiente se il genitore non condivide emotivamente le preoccupazioni del bambino, se non lo accompagna con fiducia nella sua notte dei sogni.

La paura del dottore. Può insorgere in qualunque momento in età evolutiva, spesso è associata ad esperienze traumatiche, ospedalizzazioni prolungate o improvvise, malattie, forzature o costrizioni educative. Il timore spesso si estende a tutte le persone che portano una divisa, soprattutto il camice bianco. In genere scompare spontaneamente.

ETA’ SCOLARE 6-10 ANNI
La paura degli animali. Gli animali per i bambini rappresentano gli istinti e l’ambiguità ad essi legata. E’ facile che un bambino abbia paura di un animale domestico come di uno più feroce, nel caso del primo, potrebbe indicare la presenza di un disagio legato ad esperienze affettive irrisolte, problematiche relazionali, mentre nel secondo caso riflettere impulsi aggressivi più forti, che stanno emergendo a che non sempre il bambino riesce a controllare e manifestare.

La paura della scuola. Può insorgere anche prima dei sei anni, come paura dell’asilo. Spesso è associata alla paura di affrontare un nuovo ambiente, di non sentirsi veramente affidati a quel contesto, come a difficoltà inerenti ai processi di separazione…
Quando il bambino si rifiuta di andare a scuola o presenta tutta una gamma di specifici sintomi (somatizzazioni quali mal di pancia, mal di testa, nausea, disturbi del sonno, ansia…) parliamo di un vero e proprio quadro clinico. Le cause allora sono da ricercare in ambito psicodinamico e relazionale, legate spesso a difficoltà di separazione del bambino ma anche a modalità genitoriali che coinvolgono altri aspetti ed altri tipi di problematiche.

PAURE E FOBIE
E’ stato ribadito come molte paure con lo sviluppo scompaiano spontaneamente. Per quanto riguarda i genitori, è necessario non drammatizzare ma nemmeno sottovalutarle troppo. Nulla di ciò che avviene nella mente è casuale, anche le paure più bizzarre hanno una motivazione nascosta che spesso sfugge. E’ importante sapere che le paure non dovrebbero arrivare alla soglia per cui potrebbero bloccare o rallentare lo sviluppo del bambino interferendo con le sue quotidiane attività. Tale soglia indica il limite tra normalità e patologia. Le paure potrebbero nevroticizzarsi ed assumere connotazioni ossessive, ansiogene, depressive, persecutorie, fobiche. La paura potrebbe facilmente trasformarsi in una fobia.
Esiste una importante differenza tra paura e fobia:
Nella paura c’è un pericolo esterno e reale, che provoca una sensazione di ansia profonda. In questo caso lo scopo della paura è difendere il bambino da un pericolo reale. La paura è utile al bambino per migliorare lo stato di vigilanza, per salvaguardare l’io e per guidare il suo percorso di crescita. Esempio: Marco passeggiando incontra un cane grosso che abbaia, ha paura, reagisce alla situazione allontanandosi o chiamando il papà. Poi imparerà che se tenuto al guinzaglio, o dietro una cancellata, il cane grosso non può fargli niente di male.
Nella fobia, è presente una paura marcata e persistente, eccessiva o non reale, provocata dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o situazioni specifiche (per esempio: fobia di volare, di vedere il sangue, di ricevere un’iniezione, dell’altezza, di determinati animali). L’esposizione all’elemento fobico provoca una risposta ansiosa immediata che può provocare attacchi di panico. Nei bambini l’ansia può essere espressa piangendo, con scoppi di ira, con l’irrigidimento, con l’aggrapparsi a qualcuno. Nei bambini la capacità di riconoscere che la paura è eccessiva o irrazionale può essere assente, a differenza che nell’adulto. Infine la situazione fobica viene evitata (evitamento) provocando interferenze significative nella ruotine della vita quotidiana. Esempio: I genitori di Marco riferiscono che il bambino ha avuto una reazione “esagerata” quando sono stati a visitare l’acquario, da quel giorno non è stato più possibile andare in posti o luoghi simili.

COME AIUTARE I BAMBINI A VINCERE LE PAURE
Il poter distinguere tra una paura o una fobia di nostro figlio, ha grossi effetti sulla vita pratica. Infatti cambia moltissimo il tipo di inquietudine e di malessere di sui soffre il bambino, e di conseguenza deve adeguarsi il modo di affrontarla da parte del genitore.

I comportamenti da evitare:
– Forzare il bambino ad affrontare “bruscamente” una situazione di cui ha paura
– Contagiare e coinvolgere il bambino con le proprie paure di adulto
– Trattare con sufficienza le sue paure e banalizzarle
– Usare l’umorismo (non è compreso dal bambino almeno fino ai sette, otto anni) perché è uno strumento che attacca e svaluta l’autostima del bambino
– Chiamarlo “fifone” o usare vezzeggiativi simili, poichè provocherà nel bimbo la “paura di avere paura”, situazione fonte di umiliazione

I comportamenti da adottare:
– Affrontare la paura di petto ma in modo “graduale”. La paura è qualcosa di reale, quindi mossa da motivi razionali e proprio per questo è necessario fare piccoli passi per superarla
– Ascoltare il bambino e le sue motivazioni dando importanza ai suoi vissuti
– Spiegare perché una situazione non è pericolosa, riportandogli esempi concreti
– Utilizzare delle fiabe o dei racconti che aiutino il bambino a tradurre in immagini le sue emozioni
– Lasciarlo libero di esprimersi attraverso il disegno ed il gioco
– Cercare soprattutto di comprendere se si tratta di una paura o di una fobia, rivolgendosi con fiducia ad un esperto

Testi consigliati e Bibliografia
“Prova con una storia”, Anna Oliverio Ferraris, Fabbri Editore, 2005
“Le fiabe che rilassano”, G. Eberlein, Red Edizioni, 2002
“Ho paura” P. Binetti, F. Ferrazzoli,C. Flora, Edizioni scientifiche Ma.Gi., 2002
“Bambini e paure”, E.Crotti, A.Magni, Red Edizioni, 2002
“Analisi della fobia di un bambino di cinque anni”, Freud, 1909

fonte: pediatriapratica
articolo di Dott.ssa SILVIA TONELLI Psicologa, Rimini

http://www.paternitaoggi.it/public/post/le-paure-dei-bambini-ogni-eta-ha-la-sua-321.asp