Per strada ci si finisce anche senza volerlo.

-Bastano una separazione o un divorzio che, sommati all’assenza di amici e parenti capaci di sostegno affettivo ed economico, espongono la persone a rischio marginalizzazione. In altre parole, quando si rompe il legame familiare, gli “ex” si trovano entrambi più deboli e costretti a fronteggiare altre sfide.
Si tratta di una nuova fragilità da soccorrere anche nella diocesi sipontina: infatti, leggendo i dati dei sette centri di ascolto e delle tre mense relativi all’anno 2010 si registra la crescente presenza di donne sole ed ex mariti in gravi difficoltà economiche.

Su scala nazionale il dato è più preoccupante: secondo l’ultimo rapporto Istat in tredici anni i divorzi sono raddoppiati e i padri posti in serie difficoltà economiche sarebbero 50 mila a Milano e 80 mila a Roma. Molti si trovano d’improvviso nella situazione dei senza fissa dimora, costretti a dormire in macchina o a lavarsi negli autogrill.

A questo punto sorge la necessità dei “rifugi per padri separati”, come quello della Caritas ambrosiana che, con il contributo mensile di 200 euro, offre agli ospiti un mini appartamento di periferia e un supporto sociale. Si tratta di enti pubblici e realtà ecclesiali che, nel comune desiderio di “abitare il territorio”, investono risorse per recuperare un gap sociale che vede nei separati figure spesso ai margini della vita sociale.

La rottura di un matrimonio sconvolge tutti: ai centri di ascolto della Caritas si rivolgono soprattutto le mamme sole con figli a carico. Il più delle volte dietro la richiesta di aiuto economico c’è un altro bisogno celato: quello di un sostegno psicologico e di un orientamento verso una fidata consulenza legale. Il diritto, in tal senso, tutela i figli e il coniuge che se ne prende cura, la madre la maggior parte delle volte. Il più penalizzato sembra essere il papà, per il fatto che il 90% dei casi il giudice attribuisce il godimento della casa coniugale alla moglie.

Secondo l’associazione avvocati matrimonialisti italiani (AMI) l’ex marito, tra assegno mensile ed eventuali rate di mutui, finisce col destinare alla famiglia il 70% del proprio reddito. Spesso con i soldi rimasti non riesce a pagarsi il fitto e a mettere insieme il pranzo con la cena, soprattutto se si vive nelle grandi città. In definitiva, la rottura dei vincoli familiari porta un impoverimento per entrambi.

Dietro ad un nido spezzato c’è sempre il dramma di persone che vivono sulla pelle il fallimento di un amore in cui avevano creduto. Individui che necessitano di assistenza psicologica ed economica. Dai dati dell’AMI, infatti, si evince che l’80% degli uomini separati sono a rischio indigenza e che le madri separate spesso sono le più vulnerabili, soprattutto quando non lavorano o l’ex marito sparisce e non paga gli alimenti. Ed è allora che l’ex moglie si rivolge alla Caritas.

La prima risposta spesso è quella economica e alimentare, ma si cerca anche di mediare la comunicazione nella celata speranza di ricucire gli strappi coniugali. Si tratta di un sostegno competente rappresentato da: mediatori e consultori famigliari, sportelli di consulenza delle istituzioni e da percorsi di accompagnamento parrocchiale per giovani coppie.

Ma servono altri “reti di salvezza” dopo la rottura. In ambito civile, ad esempio, sarebbe opportuno: favorire l’accesso ad aiuti economici a genitori separati; incoraggiare la nascita di mediatori e centri assistenza per separati in cerca di lavoro; definire case di accoglienza, sul modello di quelle sorte per necessità in diverse regioni di Italia. Servizi per gli “ex” da porre come segni di speranza al fine di impedire che molti di loro precipitino nel baratro dell’esclusione sociale.

don Domenico Facciorusso
direttore Caritas Diocesana

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