Oggi scrivo più da telespettatrice. Cioè da utente “media” dei programmi televisivi.

Domenica 15 gennaio, intorno alle ore 17:00 mi sintonizzo sul canale Rai che trasmette “Domenica In”.
Seguo con interesse la ricostruzione della storia di Giorgio Ceccarelli che tutti noi conosciamo per il suo impegno e per le sue lodevoli iniziative, uomo e padre esemplare che ha saputo trasformare in bene il male ricevuto.
Poi vedo una signora bionda, che riconosco essere nonna Maria, alla quale non viene dato grande spazio e, francamente, non capisco l’inquadratura “a sproposito” del cameraman nel momento in cui la voce fuori campo parla di suocere in senso negativo (solo per un fatto anagrafico? Spiegatemi cosa c’entra nonna Maria con la proverbiale “cattiveria” delle suocere… Direi: NULLA).

Alla fine mi pare che, come al solito, si sia dato “un colpo al cerchio e una alla botte”.

So anche di un caro amico che, invitato alla trasmissione, è stato “scaricato” all’ultimo momento.
D’altronde quella degli ospiti “censurati lastminute”, in quanto (forse) sgraditi a “qualcuno”, con scuse ai limiti del ridicolo, è un’usanza consolidata, ormai.
E’ capitato, tanto per prendere un esempio tra tanti, anche a Vittorio Vezzetti.
Perché… CHI HA PAURA DELLA VERITA’???

E come non ricordare “il trappolone” teso al nostro Fabrizio Adornato, “piantonato” da altri personaggi messi lì per “bloccare” qualsiasi possibile scantonamento?
Come non rilevare che un noto giornalista, presente in studio in quell’occasione, ha basato le sue affermazioni “generali” su esperienze “personali” ovvero affermando all’incirca così: “Io conosco personalmente casi di madri separate….”
Un giornalista di un certo calibro che non si basa su fatti oggettivi ma su considerazioni squisitamente soggettive… considerazioni che ognuno di noi può portare come argomentazione altrettanto valida (“la mia parola contro la tua”, si dice) non alza il livello del dibattito televisivo, anzi… ne sottolinea la pochezza e la superficialità!
Ma…. caro il mio “collega” giornalista, sapessi “quanti casi di padri separati…” conosco pure io… e personalmente, perdindirindina e poffarbacco!!!
Ma per cortesia…
E come non rilevare che il colosso ISTAT, tramite i suoi / le sue rappresentanti (intervenuti pure nella medesima occasione di cui sopra), si è ben guardato dal chiarire le contraddizioni palesi su cui si basa la pubblicazione ovvero il “comunicato stampa” del 7 dicembre 2011 (relativi alla povertà post-separativa) tanto largamente divulgato e da più parti ripreso, come si trattasse di una ricerca scientifica inoppugnabile?
(Si veda a tal proposito la puntuale e precisa disamina fatta da Fabio Nestola).

Allora… questa gestione del problema dei “padri separati” interessa, fa audience ma, a quanto pare, va astutamente contenuto, secondo le direttive evidentemente impartite da chi tira le fila dell’italica TV di Stato.
Che si parli del problema, insomma, ma che detto problema sia subito camuffato, rappezzato, sminuito, minimizzato, contro-bilanciato… annacquando la combriccola televisiva con il solito 70% di “ospitate” discutibili.

Parlare del problema va bene, conditio sine qua non è quella di puntare sempre “al caso umano” senza entrare mai in profondità (peccato mortale!).
Soprattutto senza nemmeno provare a disvelare le vere e reali responsabilità… sai mai che qualcuno possa ritenersi “urtato nella sua suscettibilità”?
Sai mai che qualche scomoda verità possa venire a galla?
Sai mai che il telespettatore medio si possa risvegliare dal suo torpore mentale indotto da anni di qualunquismo, nani & ballerine?

Ma no, la trasmissione si costruisce così: il “caso umano”, 3 o 4 tranquillizzanti “tuttologi”, un avvocato di grido, un paio di personaggi “in tema” che però più che arricchire l’arredamento dello studio televisivo non fanno, et voilà… la formula del pastone pre-digerito è servita. E sul più bello: “Mi spiace, il tempo stringe! Sarà per la prossima volta.”

Questa è l’Italia dell’insopportabile ipocrisia, dove bisogna stare bene attenti a non disturbare la digestione dei potenti seduti a tavola a banchettare con le carni del popolo.
Ed è un’Italia che, personalmente, mi ha davvero stancato.

Adriana Tisselli