FAMIGLIE A PEZZI: CI RIMETTONO I PIÙ PICCOLI
dal Corriere di Rimini di sabato 13 Ottobre.

Come Leonardo, bambini “strappati” ai genitori
Nel Riminese sono circa 900 i minori soggetti a provvedimenti giudiziari
Agenti in borghese al posto degli assistenti sociali portano via tra le
lacrime i figli a un padre
di Annalisa Boselli

 
RIMINI. Il caso di Leonardo, il bambino “prelevato” dagli agenti della
Polizia a Cittadella, del padovano, non è isolato. A Rimini sono decine i
casi drammatici di minori sottratti a uno o all’altro genitore a
scuola, all’insaputa di tutti, oppure, nel corso di appuntamenti che
sono stati dati dai servizi sociali a uno o all’altro genitore, dove,
oltre agli assistenti, “sbucavano” fuori anche poliziotti.

«Questi casi stanno aumentando – afferma Paola Bergamini Benzi,
presidente dell’Osservatorio matrimonialisti riminesi – aggravati dal
fatto che non è chiaro quali siano le modalità di esecuzione delle
ordinanze del tribunale dei minori. Il diritto minorile fa acqua». I
dati. A Rimini sono quasi 900 (892 per la precisione) i minori presi in
carico perchè soggetti a provvedimento dell’autorità giudiziaria, per la
maggior parte dei casi per problemi socio-educativi legati al nucleo
famigliare. Tra questi, i conflitti tra i genitori segnano 554 casi di
bambini su cui sono dovuti intervenire i servizi sociali, proprio per
cercare di “tamponare” i dissidi famigliari. Non sempre si riesce a
risolvere i conflitti dentro la famiglia di origine, per cui, nel corso
del 2012, risultano essere 148 i minorenni a vario titolo inseriti in
strutture per situazioni di difficoltà da parte dei genitori a svolgere
le loro funzioni. Sempre nel corso di quest’anno sono 98 gli affidi
famigliari, divisi tra consensuali (accordo tra i genitori) e giudiziali
(disposti dal giudice). Più in generale, a fine 2011 i minori seguiti
in tutta la provincia dai servizi sociali dell’Ausl erano 4.378; di
questi il 30% circa è straniero. Sono invece 12.000 i ricorsi in Italia
da parte di uno o dell’altro genitore contro l’affidamento deciso dal
giudice.

Le storie. Al termine di una lunga battaglia giudiziaria da parte del
padre per ottenere l’affidamento dei figli di 4 e 8 anni, in cui la
madre era già stata ritenuta inidonea, il tribunale decide di affidare i
figli a una terza famiglia. I fatti, negli anni scorsi, sono successi
proprio a Rimini. Il padre, che era riluttante a consegnare i figli a
una terza famiglia affidataria, viene raggiunto da una telefonata nella
quale si chiede di presentarsi ai servizi sociali con i bambini per un
colloquio. Al posto degli assistenti si presentano degli agenti in
borghese che strappano letteralmente i figli dalle braccia del padre tra
urla e pianti. «Poi – racconta l’avvocato Bergamini che ha seguito la
vicenda – ci sono rimasti per un anno e mezzo lontani dal loro genitore,
finché il tribunale non ha deciso, di sua iniziativa, di ascoltare la
figlia più grande, riaffidandoli entrambi al padre».

Ma ce ne sono altre di vicende che l’avvocato matrimonialista Salvatore
Di Grazia definisce «pratiche distorsive», alle quali sta anche
dedicando un libro “Bambini senza diritti come ai tempi di Erode”. C’è
stato un caso, sempre a Rimini, avvenuto tempo fa, in cui sono stati
sottratti tre bambini a scuola alla madre senza che lei fosse mai stata
sentita. Quando è tornata per andarli a prendere si è ritrovata davanti
gli assistenti sociali e poliziotti che la informavano del fatto che
erano stati affidati a una struttura terza. E la prassi delle forze
dell’ordine che accompagnano gli assistenti sociali nel portare a
termine i provvedimenti è molto comune: «Sono loro stessi a chiederlo,
perché temono per la propria incolumità». Migliorare il sistema. «La
cosa più inquietante è che non esiste una legislazione che disciplini
l’esecuzione dei provvedimenti e nemmeno un giudice che sorvegli il modo
in cui i provvedimenti sono eseguiti. Tutti gli avvocati lamentano
queste prassi distorsive, ma dipendono dall’arretratezza del sistema
giudiziario minorile. E il tribunale dei minori, che ha competenza nel
caso di minori nati fuori dal matrimonio o in casi delicati, è
ingolfato. Occorre una prassi univoca».
 A. BOSELLI – Corriere di Rimini   
  
Oggi scopriamo, grazie ad un filmato, ciò che accade molte volte, come nell’articolo viene ricordato, con l’inganno a molti genitori ed ai loro figli: vieni chiamato in questura, ai servizi sociali per delle comunicazioni, la fiducia nella giustizia, il timore reverenziale nei confronti dell’autorità, ti accompagna dalle stesse persone che ti porteranno via i figli. Se questo non funziona, arriviamo agli episodi di Cittadella, molte volte descritti da chi vi ha assistito, ma raremente mostrati e conocosciuti a chi ne ha solo sentito parlare. Ora non si può più fare finta di nulla, come sinora. Tutti saltano sulle sedie e gridano allo scandalo: ma dove erano queste stesse persone fino a ieri? dove? C’è davvero qualcuno che crede che avvocati, psicologi, amministratori pubblici che hanno il DOVERE di controllare l’attività dei servizi sociali, non sappiano cosa accade: la legge regionale 2/2003 impone da tempo l’adozione della CARTA DEI SERVIZI SOCIALI a tutti gli enti che erogano gli stessi; un documento che stabilisca un linguaggio comune tra utenza e servizio, che spieghi bene i limiti dello stesso ed i criteri per ricorrere nel caso l’utente ritenga di avere subito un abuso. Per nove anni questo documento è restato lettera morta, controllate pure. Di sicuro esso non costituirà la soluzione ai problemi di cui sopra, tuttavia la sua mancata applicazione è indice del fatto che la parola “trasparenza” spesso non va d’accordo con l’azione della Tutela Minori, e neppure con il DOVERE di controllo delle amministrazioni locali. Quello che è accaduto a Cittadella, è successo anche a Rimini: nessuno è al riparo.  
Gabriele Bartolucci