di Roberto Castelli

Mi ero riproposto da vario tempo di verificare nelle nicchie dell’informazione mai adeguata e soprattutto mai istituzionale, che portata informativa potesse offrire il fenomeno dell’Infanticidio nel nostro paese. Fenomeno questo regolato dalla legge dall’Articolo 578 del Codice Penale: http://www.brocardi.it/codice-penale/libro-secondo/titolo-xii/capo-i/art578.html  

Cercando sul web con le parole chiave: Infanticidio, dati sull’infanticidio, Infanticidio in Italia, ci si rende conto della pochezza di materiale aggiornato disponibile, segnalo per l’occasione un interessante articolo non attualissimo del 2002 in cui si citano dati Eurispes: http://www.diritto.it/articoli/antropologia/stanzani_stendardo3.html articolo che offre altri dettagli su omicidi in ambiente familiare degni di nota e di lettura. Va aggiunto che Eurispes rilascia i propri dati solo agli abbonati e chiunque volesse saperne di più deve pagare 440 euro circa.

L’Associazione degli Avvocati Matrimonialisti AMI, segnala in un altro articolo un numero che comprenderebbe invece gli infanticidi dal 1970 ad oggi: http://www.ami-avvocati.it/madri-che-uccidono-stop-allinfanticidio-500-casi-di-morte-violenta-dal-1970-ad-oggi-urgono-misure-anti-infanticidio/

Appare qualcosa anche attraverso un articolo che compare su: http://www.adiantum.it/public/3351-infanticidio,-197-casi-solo-nel-2011.-dati-allarmanti-e-in-crescita.asp  e che fa riferimento alla fonte Bresciaoggi.it, testata che su un editoriale recentissimo parrebbe contraddire incomprensibilmente almeno in parte numericamente il precedente:  http://www.bresciaoggi.it/stories/2632_editoriale/977945_loris_e_lincubo_nato_con_medea/

Compaiono poi ricerche in merito a titoli di tesi di laurea su Infanticidio e Figlicidio (variante per bambini non neonati) ma si fatica a trovare dati ufficiali di fonte governativa. Appaiono qua e là articoli di giornali che si riferiscono ad omicidi davvero strazianti, come il recente: http://www.ilgiorno.it/lecco/cronaca/2014/03/09/1036576-casi-infanticidio.shtml oppure: http://genova.repubblica.it/cronaca/2014/12/10/news/rapallo_suicida_con_il_figlio_dalla_finestra-102578505/ ed anche il recentissimo: http://violenza-donne.blogspot.it/2014/12/bordighera-scompare-bimbo-10-mesi-la.html .

Appare chiaro che, esistono nazioni che non mettono dati in chiaro ma c’è chi lo fa per loro: http://scenarieconomici.it/mappa-grande-infanticidio-nel-mondo-neonate-in-cina/ realtà che fanno ricerche e le pubblicano, e stati che non dedicano risorse alle ricerche e ovviamente non sanno nulla sulla temperatura dell’argomento al loro interno. E Noi viviamo certamente in uno di questi. Mentre dal sito violenza-donne.blogspot.com compare un interessante articolo che compara  la normativa internazionale in merito alla condanna dell’infanticidio in vari paesi, utile per comprendere umori e metri di misura vari e originali a seconda di latitudini e longitudini: http://violenza-donne.blogspot.it/2010/05/infanticidio-normativa-internazionale.html


E’ una scelta quella di dedicare risorse a questa o quella ricerca, ma è anche chiaro che il nostro stato non ha molto interesse a diffondere e condividere apertamente questo fenomeno mentre è più interessato a trattare ricerche legate ad una lettura economica relativa ai consumi e a poco altro. Risulta così l’infanticidio per lo stato italiano un fenomeno marginale o potenzialmente scomodo oltre che di difficile approccio emotivo, lasciando alle testate web o a “piccolo raggio” l’argomento.

Mentre è alta la concentrazione sull’argomento: omicidio femminile  (femminicidio), a nessuno pare interessare il fenomeno dell’infanticidio. Un fenomeno rivelatore che indica con maggiore determinazione un aspetto legato alla violenza agita spesso proprio dalla donna e che fa riflettere sui luoghi comuni dell’ emotività ove l’amore di una madre è qualcosa di innato o meglio connaturato in un genitore e maggiormente in una mamma. Poi i recenti fatti come quelli accaduti nel ragusano, http://atrapos.net/2014/12/la-psicologia-dellinfanticidio-madri-che-uccidono-figli/ ci inducono a rivedere queste convinzioni così radicate nel nostro modo di pensare e di vedere la genitorialità, l’essere e il fare i genitori.

I fatti che balzano alla cronaca parlano da soli ma non ci permettono di accedere a numeri e percentuali atti a chiarire posizioni concrete sul tema. Difficile dunque avere un quadro esaustivo e dettagliato della scena sociale che viene lasciato solo alla percezione soggettiva della gente.

Mentre esiste un rimbalzo sostanziale delle responsabilità fra padri e madri sul record negativo a cui attribuire il maggior numero percentuale di omicidi infantili appare invece del tutto chiaro e inconfutabile la sostanziale asimmetria di trattamento nelle aule di giustizia  davanti al fenomeno a seconda del sesso di appartenenza: http://violenza-donne.blogspot.it/2010/08/asimmetria-valutativa-nei-casi-di.html cosa questa che ci permette di fare altrettante riflessioni sia sulla giustizia che sulla differenza formale o tolleranza nel trattamento di un sesso rispetto all’altro.

Poi c’è chi ci conforta rassicurandoci: http://27esimaora.corriere.it/articolo/mai-dati-dicono-che-oggi-le-mamme-uccidono-di-meno/ non fosse altro che le recenti cronache nel frattempo parlano da sole e ci raccontano che al tempo dell’articolo non potevano essere aggiornati, mentre l’articolista si afferma  in una scrittura che manifestamente è parte del problema che denuncia. Come evidenziano anche i commenti in fondo all’articolo stesso.

Morale, chi vuole informarsi realmente e dettagliatamente deve avere la possibilità di acquistare l’informazione da Eurispes ma meglio sarebbe se questa fosse fornita dallo Stato, che spende i nostri soldi spesso in maniera scellerata ed incassa le nostre tasse.

La riflessione che va fatta è : “Ha senso dare voce a quelle creature innocenti, ovvvero a chi voce non ce l’ha e mai l’avrà? A voi la risposta.