Sabato 6 Febbraio l’associazione ha promosso una serata fra nuovi e vecchi associati. Mamme papà nonne e nonni attorno ad un lunghissimo tavolo per incontrarsi e raccontarsi cenando, ma soprattutto per confrontarsi e rendersi conto del profondo dolore iniettato in ambito post-separativo sia ancora lo stesso di sempre, frutto di una schizofrenia della giustizia che tende a ripetersi inconsapevole o fermamente consapevole, ma in una visione dove separare gli affetti è più congruo che riunirli. Una serata per comprendere quanto sia trasversale il disagio ma anche quanto sia forte la volontà di combatterlo, e opporre la maggiore resistenza possibile proprio in un ambito che ci vorrebbe lontani da figli e nipoti. Romantici rappresentanti di una società dove l’amore per i figli è altra cosa dalla relazione con gli e le ex.
Brilla lo scudo protettivo dell’affetto per i nostri figli, la volontà di non mollare e rimanere loro accanto. Ecco il quadro di un’ associazione di separati che continuamente conferma che aldilà di qualsiasi evento, esiste un filo conduttore, una volontà precisa, una forza indomabile, quella del volere stare accanto ai figli e nipoti, anche dopo separazioni e divorzi e, in veste di genitori separati o da nonni tenuti lontani dai nipoti, siamo tutti sempre più consapevoli che esiste una volontà di marginalizzazione prodotta e gestita da un sistema giustizia che nella sua manifesta incapacità di aggiornarsi continua ad offrire una pessima visione di proprio operato.
Racconti da far ridere o disperare a seconda… il garante dell’infanzia che dice: che vi interessa di vostro nipote, tanto cresce comunque anche lontano da voi, e perizie d’ufficio che sostengono tesi diverse e contrastanti per poi giungere alla medesima illogica ma prevedibile conclusione e narrazioni di vessazione quotidiana e di una battaglia foraggiata a fior di quattrini a partire da avvocati che non rilasciano fattura o alla ex che ti consente di vedere il figlio se paghi (ingiustamente) ciò che sarebbe di spettanza dell’altro, insomma le solite cose mai affrontate dalla giustizia familiare e mai gestite con risoluta forza che ci mostrano una società più simile ad un mercato musulmano a tutti i livelli.
A 10 anni della legge sull’affido condiviso, ci rendiamo conto che la società è cambiata tanto, ma la giustizia è sempre il medesimo vecchio carro spesso incapace di comprendere le leggi che deve amministrare e addirittura, chiaramente recalcitrante nel volerne applicare alcune, quasi fosse depositaria di uno stile di vita immutabile, baluardo di un mondo che più non è.
Da parte nostra siamo più che certi, che voler continuare ad amare i propri figli e nipoti anche dopo una separazione è una scelta che fa la differenza, ma anche un messaggio determinante, forte, maturo e coraggioso da rivolgere a tutti quei genitori ch si disinteressano dei figli o che mollano per non impazzire, un messaggio rivolto anche agli amministratori della giustizia, quella più incline a “tagliare” le relazioni affettive e assoggettarle a logiche di mercato e di un mercimonio indegno ma funzionale a far campare baracca, burattini e burattinai.
La redazione
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