Paefigliodi Roberto Castelli

ESSERE GENITORI NEL 2016 E’ CERTAMENTE UN COMPITO NON SEMPLICE. QUESTO E’ UN PENSIERO CHE VA ALDILA’ DAL SAPERE FARE I GENITORI E TRASMETTERE VALORI ED EDUCAZIONE, OGGI PRINCIPALMENTE RISULTA DIFFICILE  POTER VIVERE ACCANTO AI PROPRI FIGLI.

Non parlo dunque solo di quei genitori che vivono in famiglia sotto lo stesso tetto, ma di quelli che affrontano la paternità con una distanza imposta, la paternità separativa, non priva di disagio dolore e conflitti interiori. So che scriverò cose anche già scritte ma rimangono ad oggi ancora pertinenti e valide.

IL 2015 è L’ANNO CHE SEGNA IL SORPASSO DELLE SEPARAZIONI/DIVORZI RISPETTO AI MATRIMONI, IL TUTTO CON UN FORTE TREND IN SALITA DA 15 ANNI A QUESTA PARTE. QUINDI OGGI SONO PIU’ LE FAMIGLIE SEPARATE CHE QUELLE UNITE, è bene esserne consapevoli  anche se molte di queste non hanno figli. Mentre molti figli di separati, la maggioranza,  vivono in famiglie MONO genitoriali cioè con un solo genitore al loro fianco. Vogliamo capire cosa succede ?

Gli aspetti che minano alla base la paternità sono molteplici il primo di carattere politico e culturale, in particolare dagli anni 70 in poi la figura del padre padrone viene individuata come una figura da abbattere, inizia così un processo progressivo che sempre piu’ rischia di buttare il bambino insieme all’acqua sporca, ovvero facendo di tutte le erbe un fascio la paternità tutta che viene messa in discussione…. tutti i padri l’un per l’altro con politiche successive di limitazione sia della figura maschile che della paternità.

I movimenti femministi che inizialmente combattevano per la dignità della figura femminile hanno seminato nei decenni semi di cultura differenti, da una parte hanno portato a consapevolezze diverse gli uomini (e padri) oggi più teneramente vicino ai loro figli, dall’altra hanno perso il senso del peso delle loro battaglie di emancipazione che si sono trasformate in battaglie di antagonismo e laddove si scatena una guerra fra uomini e donne, figuriamoci che ne sarà della relazione madri e padri e viceversa, infatti i risultati si sono visti eccome. I concetti poi di autorevolezza e autorità del padre…finiti nel cestino a torto collo.

Oggi osserviamo uno scenario articolato dove i padri vengono quotidianamente polverizzati sia come simboli educativi sia come figure di riferimento. C’è un progetto di ingegneria sociale potente che la politica che ci governa sta portando avanti con forza che vede l’inclusione di alcune fasce della popolazione, come gay e lesbiche, che chiedono diritti e possibilità di vivere la loro vita di relazione come le altre persone, personalmente non avrei nulla da eccepire (salvo le adozioni dei figli) ma per certo queste politiche fanno prendere una svolta o una biforcazione alla strada, portandoci lontano dalle priorità relazionali fra genitori naturali e figli ed INSERISCONO DI FORZA ALTRE CAUSE  quelle dei gay e delle lesbiche che risultano essere LE NUOVE INCLUSIONI, I NUOVI PROFILI EMERGENTI per i quali diventa difficile esprimersi in maniera contraria perché risulterebbe razzista, ma nell’osservazione dello scenario sta accadendo che la figura paterna, già lacerata da affidi pressoché monogenitoriali ecco che perde ulteriormente terreno e valore, surclassata dalle NUOVE INCLUSIONI e da una specifica volontà progettuale che prosegue appunto dagli anni 70 di polverizzare e annullare la figura paterna.

La prima grande offesa è certamente visibile nelle sentenze che escono dai tribunali italiani nei quali, la separazione di due adulti con figli, viene letta come una INDISPENSABILE SEPARAZIONE CHIRURGICA da produrre fra il PADRE E I FIGLI, e questo accade interrottamente da decenni ma in particolare dall’ultimo decennio, dal 2006 anni della legge 54, “Affido condiviso dei minori”, legge che promuoveva la bigenitorialità ovvero la necessità di mantenere, il proprio ruolo genitoriale sia a papà che a mamma.
Ma… i giudici un po come polverosi dinosauri incapaci di cogliere la portata innovativa e tremendamente necessaria, hanno annichilito i contenuti della legge e ad oggi abbiamo uno scenario che dipinge chiaramente la possibilità di essere padri a cosa è ridotta per la maggior parte delle coppie.

* A fronte di un 90% di AFFIDI CONDIVISI (che noi definiamo finti affidi condivisi)

-Abbiamo il 92% di MADRI COLLOCATARIE, cioè quelle con cui i figli vivono in seguito all’applicazione del Condiviso.

-Un 70% di padri che denunciamo in seguito a questo IMPORTANTI E PROGRESSIVI PEGGIORAMENTI nel loro rapporto coi figli, talvolta fino a diventare una distanza incolmabile.

-Oggi oltre 2 milioni di Papà tornano a vivere per necessità economiche a casa dei loro genitori.

– 86% le denuncie di abusi sessuali da parte di madri contro i padri da cui derivano separazioni coniugali di cui il 92% di queste risultano INFONDATE, cioè strumentali e funzionali ad ottenere la separazione, il mantenimento e la casa. (Pensa!)

Ultimo dato giusto per rendere più consapevoli gli ascoltatori è che da un fisiologico 50 e 50% di richieste di separazione fra uomini e donne che si rivolgevano ai tribunali, risalente fino all’anno in cui è entrato in vigore l’affido condiviso (2006) ecco che si sposta l’ago della bilancia dal 50 e 50 al 70 e 30%, ovvero le donne ssono loro in maggioranza che chiedono di separarsi.

C’è un comunità Europa che ci guarda e ci invita ad adottare politiche più INCLUSIVE di entrambe le figure genitoriali in particolare dei padri per rendere migliore la vita dei figli, ma la nostra politica è distratta e attenta ad altro, direi da troppi anni. Un muro di gomma ci fronteggia, anche i Garanti dell’infanzia a cui ci siamo rivolti, ma non demordiamo come coordinamento Colibrì, le istanze europee dicono che il nostro paese è decisamente INDIETRO rispetto alle altre nazioni e quindi è nostro dovere parlarne e dirlo a chi avrà la sensibilità di affrontare le politiche sociale con uno sguardo innovatore e FINALMENTE RESPONSABILE.

In mezzo ad un disagio diffuso e di grandi numeri, Ci sono per fortuna alcune famiglie che pur nella separazione sanno essere equilibrate e che vivono con la consapevolezza che i figli non hanno colpe e decidono saggiamente ed equilibratamente di assumersi responsabilità da adulti ma soprattutto da genitori e che quindi NON OSTACOLANO affatto la frequentazione reciproca fra loro come genitori, anzi la favoriscono nonostante come persone non siano più legate da un “vincolo” consapevoli che invece, in veste di genitori, rimarranno tali tutta la vita.

La differenza dunque la fanno le persone, con la loro sensibilità, con la loro capacità di dialogo e di trovare soluzioni condivise, perché occorre tenere presente tre punti sostanziali:

1) La separazione fra adulti non va confusa con la necessaria separazione dai figli.

2) I figli sono l’anello delicato delle separazioni ed avere cura di loro da ogni punto di vista, va a descrivere la QUALITA’ dei loro genitori.

3) Guardare al mondo con gli occhi dei bambini ci permette di immaginare quanto noi come adulti dobbiamo andare coi piedi di piombo per non rendere instabile la percezione della loro vita e garantire amore e cure.

Dunque, se le politiche sociali proseguiranno nello smantellamento della figura Paterna accantonandone l’aspetto di cura e mantenimento del ruolo, a breve l’aggressione passerà anche sulle figure materne che perderanno nelle prossime battaglie di ingegneria sociale il loro ruolo, sostituite da uteri artificiali (era sui giornali pochi giorni fa la scoperta in Giappone e la nascita di un vitello) e avremo davvero una società dove l’individuo sarà sempre più solo, preda dei poteri forti e delle lobby consumistiche, sempre più controllabile e manipolabile in un processo che lo renderà sempre più un numero piuttosto che un essere consapevole con un identità originale e creativa.

Concludo con un pensiero: la sottrazione di affetti primari, cioè dei figli, è per un genitore che sente il suo ruolo e legame coi figli, qualcosa di terribile, è certamente la separazione che fa più danni all’interno di un adulto a livello psicologico e conduce a drammi fatali. Avere cura dell’infanzia significa avere cura della relazione dei bambini con l’intero nucleo familiare quindi anche della Paternità, sia chiaro.

Viva la festa del Papà soprattutto se la si vive nelle case e con la partecipazione di tutte le mamme così determinanti nel sostenere i papà ed il loro ruolo.

Chi di voi non ha scritto al proprio papà una letterina per la festa del papà…. ecco vi rimando a quei momenti di amore, perché a conti fatti è la festa di un legame che fra tutti è certamente quello più bello, significativo, l’amore è un sentimento che non tramonta mai e funziona da collante fra le generazioni tramandando un messaggio positivo e di continuità.

Viva dunque i Papà ma soprattutto la paternità responsabile e Viva chi la sostiene senza se e senza ma.

*  i dati statistici riportati sono pubblicati dal primo numero di Panorama del mese di Marzo 2015.