La festa del Papà è una ricorrenza analoga alla Festa della Mamma, una giornata dedicata ad uno dei genitori che nella vita dei figli hanno una missione così delicata ed importante che non prevede CORSI di preparazione. C’è il Corso pre-parto, ma non ci risulta esistano corsi di paternità così noti da potere essere dei FARI per quei naviganti che da semplici PERSONE, alla nascita dei loro figli diventano seduta stante PADRI.
Diciamo, che “non si nasce imparati” essere genitore è un work in progress continuo, con aggiornamenti giornalieri.
La ricorrenza del 19 Marzo, ricorda ai papà che oltre ad essere uomini, lavoratori, cittadini etc, sono figure ad alta responsabilità verso i loro figli, e solo in questo connubio la figura paterna assume un valore relazionale. Non basta essere fecondi e quindi riproduttivi per essere e sentirsi papà, occorre un sano attaccamento e senso di dedizione che come una balestra, carica e tende la corda per preparare al volo i figli, con un lungo lavoro di preparazione al lancio fatto di amore, sbagli, tentativi, coraggio e senso di responsabilità. Vogliamo ricordare dunque i bravi papà che amano i loro figli e li rispettano educandoli e con loro vogliamo festeggiare intimamente, quella grande bellezza della PATERNITA’, senza clamore e con un senso di pienezza.
E fino a qui tutto bene!…

Esistono tanti papà che però non possono compiere il loro compito, nonostante un profondo desiderio, e che in seguito ad una separazione coniugale dalla mamma dei loro figli, si vedono sottrarre inspiegabilmente la frequentazione con i loro affetti. Sappiamo che la giustizia italiana da molti decenni vede la mamma come “luogo” ideale ed esclusivo per l’affido dei figli, pur nella consapevolezza che anche papà è determinante nella loro vita (dicono gli psicologi, e non solo), una GIUSTIZIA che ancora non ha realizzato “le pari opportunità genitoriali”, con l’aggravante che viviamo inoltre in una società attraversata da ideologie che mirano alla solitudine degli esseri e alla dissoluzione programmata della famiglia, un progetto sociale destinato a scardinare gli schemi tradizionali (!!!). A questa condizione si somma pure l’affido a sesso unico, dei figli, originando enormi sofferenze, litigi, e altrettanti abbandoni della prole.
Accade così che i nostri figli crescono in una realtà affettiva (imposta) di fatto dimezzata e monogenitoriale. La figura paterna predestinata, diventa una figura periferica, nella maggior parte dei casi, specialmente in quelli in cui s’innesca il conflitto fra genitori va ai margini della ex famiglia per poi scomparire lentamente e se non scompare, per tenacia, deve mettere in conto una lunga pena fatta da amore a distanza e solo doveri economici.

Riteniamo indispensabile denunciare un disagio imposto, a nome di tutti i papà che VOGLIONO esserci per i loro figli, nonostante una separazione dalla loro mamma ma che non posso esserci come e quanto vorrebbero per regole barbare e antiche.

Allora, con grande coraggio festeggiamo i Papà, nelle loro difficoltà ma pur grande amore dentro. Festeggiamo anche i papà dei papà che diventati nonni, non vedono più i nipoti con quella frequenza con cui erano abituati prima della separazione dei loro figli, perdendo così una relazione magica coi nipotini.

Voglio rivolgere due pensieri

Il primo rivolto ai papà che vivendo in famiglia possono godersi quella quotidianità affettiva che ai papà separati quasi mai è concessa: godetevi la vostra famiglia!
Il secondo, alle mamme, che riconoscendo  il valore della paternità così determinante per la crescita serena dei figli, vedono in questo anche un valore aggiunto e nessuna sottrazione affettiva personale: Brave sante donne!.
In entrambi i casi, i valori del rispetto e dell’amore che generate, diventeranno bagaglio per il futuro dei vostyri figli.

“Chi vive col senso di paternità nel cuore è sempre vicino ai propri figli”.
AUGURI a tutti i Papà!

PS: L’immagine con le due icone del papà che cambia il pannolino al bambino, proviene dai bagni dell’IKEA, unica  al mondo che ha saputo importare negli altri paesi (sottosviluppati come il nostro) quel senso di civile equa responsabilità nella cura quotidiana dei figli, che nel nostro paese invece, vede unicamente le madri come figure predestinate a quel compito. Quanto siamo antichi, eh ?

Roberto Castelli