A quattro anni dal varo della legge chiamata Affido Condiviso dei Minori (L.54/2006); costatiamo uno scenario che merita una descrizione, alla luce di un esperienza conoscitiva di oltre 4 anni e di un costante confronto con associazioni a noi simili, nonché con un contatto pressoché giornaliero con molti genitori che in seguito alla separazione lamentano “problemi” comuni. Evidenziamo inoltre la stessa scena allarmante evidenziata da tv e quotidiani.

Una situazione che vede protagonisti ex famiglie e figure terze adibite a gestire la separazione coniugale in presenza di figli, che vede da una parte i Genitori e dall’altra i Servizi Sociali, i Mediatori familiari, i Legali ed i Magistrati e parte della famiglia, i Nonni.
Questa divisione è funzionale a dare una visione del palco in cui si svolge la scena pervasa dal fallimento e da un irrisolto clima in cui i protagonisti recitano una commedia destinata a non mutare se non interviene un nuovo copione.

I GENITORI, posso essere di due tipi:
la coppia “che trova un accordo”, caratterizzata da una intelligenza medio alta non sempre coincidente col grado di scolarizzazione, ma per certo una coppia a cui preme l’incolumità psico-emotiva dei figli. Genitori con una dotazione di forte empatia, con un concetto rispettoso verso i ruoli genitoriali ed in generale dil rispetto delle parti coinvolte anche dopo la la fine del rapporto, genitori che, se incontreranno figure intermediarie favorevoli ad appoggiare il loro progetto “post separativo”, mediatori ed avvocati, in presenza di un giudice consenziente, otterranno una sentenza favorevole ad un percorso concordato anticipatamente fra le parti genitoriali, con possibilità di adattarlo nel tempo insieme ai loro figli.

Esiste la coppia “che agisce il conflitto”, che confonde e mischia le responsabilità dell’uno e dell’altro, escludendo personali dirette responsabilità negli avvenimenti, e crede nella diversità dei rispettivi ruoli verso i figli come fattore disciminante e discriminatorio. Questo modello, è connotato da una singolarità: infatti basta che uno solo dei due sia conflittuale per inficiare un potenziale buon lavoro da fare in coppia. Di solito a nulla serve il buonsenso o la volontà di mediare di uno solo dei due, ne viene riconosciuta in ambiti dove si “giudica” la relazione . Questa coppia, in buona o cattiva fede, usa speso i figli per infliggere all’altro genitore una pena da protrarre nel tempo il più a lungo possibile: l’allontanamento affettivo dei figli, avvalorato oltre che da un senso di vendetta, favorito oggi da un sistema che consente questa scelta discriminante (funzionale ad ottenere poi con certezza figli casa e denaro, spesso suggerita da alcuni legali, che nel conflitto prosperano economicamente.) In questa coppia uno dei due genitori vanta diritti di prelazione esclusivi, nella convinzione che gli sia dovuto un particolare trattamento o beneficio di “natura”, anche a discapito dell’altro coniuge (nonché ovviamente della qualità del rapporto infimo che il figlio avrà conseguentemente con l’altro genitore).
Questa relazione basata sull’egoismo e sulla convinzione diffusa che i genitori non siano uguali per peso e per il loro vissuto, è la principale responsabile di disagio sociale post separativo. Questo tipo di coppia, raramente arriva in mediazione familiare, anzi, spesso, grazie alla volontà esplicita di agire il conflitto produce le condizioni per un intervento dei Servizi Sociali che viene disposto dalla Magistratura, con esiti quasi sempre devastanti ove si corre il rischio nel peggiore dei casi anche di affidi extra famigliari, pur in presenza di nonni disposti e disponibili ad accogliere i nipoti per farli rimanere in famiglia. Chi litiga ed è donna in generale ottiene l’affido pressochè esclusivo, in barba a teorie evolutive e relazionali, ch sentenzuano l’importanza di entrambi i ruoli, in barba a scienza, a pedagogia, e in barba alla legge sull’affido condiviso).

Prende forma per quasi tutti i genitori separati, soprattutto se maschi, un futuro dai contorni spenti, condito di dolore rassegnazione, sindromi depressive e frustrazione che come un brodo di cultura per microorganismi, produce un fertilissimo terreno che diviene la principale causa di fenomeni come suicidi, omicidi e violenza in famiglia sempre più destinati a crescere grazie a questo “copione” imposto e senza variazioni.
Si osserva anche, la fertilità di alcuni ambiti politici di sinistra, ove va in scena la lotta fra generi e la definizione di un “territorio” polemico/politico di rivendicazione di diritti e doveri a seconda dei ruoli, ma con uno scarsissimo senso del rispetto verso l’altrui ruolo genitoriale e anche questa la dice lunga sulla lungimiranza di queste figure e del reale amore verso i figli.
Assistiamo dunque a fenomeni percettivi ove il senso di giustizia delle singole persone non coincide quasi mai col senso di giustizia che “diffonde” lo stato, e la situazione, denota alcuni meccanismi garantisti, volti al perdurare di questa deprecabile situazione (non ci capacitiamo del perché, ma questo è lo stato dell’arte.)
Si colgono chiaramente, neppure troppo nascoste un insieme di volontà da parte delle istituzioni esplicitamente volte al permanere dello stesso noioso canovaccio, lo stesso copione utile a produrre questo anacronistico massacro, che la società civile sdegnata, osserva già da troppo tempo con crescente senso di disagio e di disgusto.

Questa analisi non è di oggi, è frutto dell’osservazione della società e del suo modo di vivere, da almeno due, tre decenni a questa parte, e parte dallo studio delle abitudini, dei comportamenti e delle capacità reattive nel rispondere a scenari sociali in continua mutazione, cambiamenti epocali senza precedenti. Il perdurare di questa situazione, è stato la culla di un provvedimento apparentemente risolutivo: la legge 54/2006, … torniamo dunque all’inizio dell’articolo, che aveva il compito di introdurre in seguito a decenni di disagi pesanti, un concetto semplice e straordinariamente importante: la serenità per i figli di coppie separande: gli adulti si possono separare, ma MAI dai loro figli, ai quali occorre garantire una equità frequentativa, insieme ad una corretta crescita con adeguato ed equo accudimento, essendo loro vicini anche in termini di equità temporale: “TEMPO”, finanche sensibilizzare i genitori, all’importanza che ricoprono per la vita dei loro figli nei casi ove la coppia desse l’idea di nona vere le idee chiare.

Definire etica e rispettosa dei minori questa scelta significa cogliere solo una parte delle valenze della legge. L’equità frequentativa ha anche un altro compito intrinseco, quello di dire ai genitori che il diritto alla bigenitorialità è dei minori e non degli adulti, ma come effetto riflesso, pone gli adulti davanti ad un dovere e ad un diritto, quello di essere entrambi nelle condizioni di esercitare la genitorialità di competenza, senza preclusioni, senza pregiudizi e senza ostaclare ostacolare il primo comandamento: cioè equa frequentazione genitoriale e dei rispettivi rami genitoriali cioè i nonni !

Arriviamo al fallimento e alla soluzione
Il legislatore che ha scritto il testo di legge apparentemente risolutore, si è trovato prima di varare la legge, nelle condizioni di dover apportare dei potenti “tagli” frutto di richieste politiche che trovavano troppo “moderna” questa legge e poco conservatrice pur presentando la causa minorile con un “habitat” delicato da preservare del diritto leso dell’infanzia , “tagli” obbligati dunque e funzionali a renderla “buona per tutti” ma in sostanza non efficace per nessuno. Il legislatore ha così varato nel 2006 dopo dodici anni di studio e lavoro, una legge che lascia all’interpretazione totale dei magistrati il suo dettato: “equa frequentazione di entrambi i genitori ed i rispettivi rami genitoriali” che per la maggior parte delle persone pare abbia un significato chiaro ed esaustivo, per i genitori suona come pari tempi di frequentazione dei loro figli e pari benefici e pari tutto, ma nella sostanza intravvede per la magistratura (quasi totalmente contraria alla legge) la straordinaria possibilità di non applicazione di fatto, agendo nella forma più conveniente nel ricondurre una NUOVA legge alla VECCHIA forma di affido esclusivo, (il fenomeno ha prodotto in questi ulteriori 4 anni un “fermo macchine” e non certo un balzo in avanti o un periodo di sperimentazione delle possibili risultanti) sentenziando le logore frequentazioni genitori figli di un tempo e chiamando le nuove sentenze: coraggiosamente o insensibilmente …affidi condivisi (OPS!),! Questa prassi, denota due aspetti:

1) l’inesistente voglia da parte dei giudici di aggravare il loro lavoro di altro lavoro e mentre sostengono di trovarsi nel disagevole compito di dover mettere le coppie d’accordo, (in realtà è un vero e proprio specchietto per le allodole funzionale al loro disegno.)

2) nascondono la mancata volontà di accogliere i principi del affido condiviso e di imporre l’equa frequentazione garantita per i minori dei loro genitori, disubbidento al loro compito!
Realtà questa documentata dalle migliaia di sentenze emesse (in barba al dettato di legge anche per altri svariati aspetti: mantenimento per parte, frequentazioni, alloggio).

E’ determinante la scesa in campo della mediazione familiare come istituto indispensabile affinché si risolvano le situazioni compreso quello della famiglia del “tipo litigioso”, che deve crescere, ma per avere successo dovrebbero scomparire anche le premesse per talune litigiosità volte a ricavare benefici esclusivi dalla separazione, e la famiglia dovrebbe essere messa nella condizione di imparare ad avere più rispetto dell’altro genitore e più consapevolezza dei diritti dei figli con un approccio anche “forzato” ma volto alla risoluzione del problema. La bigenitorialità diviene una condizione e regola da insegnare ovunque e deve radicarsi nella cultura popolare per far crescere nell gente il senso ed il significato dell’apporto genitoriale. L’approccio equo ai figli funziona da parafulmini per tenere lontano lo squalificante conflitto fra i generi opposti, ed ha lo scopo di migliorare le relazioni. Permangono oggi aspetti ostativi alla mediazione, legati al fatto che se una coppia “salta” può anche avere l’animo assai indisposto al dialogo, ragioni come: tradimento, o incompatibilità, o incapacità di gestire un progetto famiglia, oppure una diversa visione del concetto di convivenza ed educazione dei figli etc., sono stati d’animo di per sé poco funzionali alla mediazione o alla empatica condizione indispensabili per un “sano” scioglimento della coppia.

Da qui ne dovrebbe nasce uno standar comportamentale ben connotato da utilizzare in fase di mediazione volto a creare condizioni di accoglimento e cura dei genitori con una ssunzione di responsabilità verso i loro figli ma allo stesso tempo di regole chiare e semplici volte a tutelare il benessere dei figli da possibili ricatti con una doverosa prefazione utile a non creare fraintendimenti, regola prima: OGNI FIGLIO HA DUE GENITORI (e quattro nonni) ED OGNI GENITORE HA I SUOI FIGLI da gestire in tempi paritari senza preclusioni o prefrenze, se non funzionali alle esigenze lavorative, all’età del minore e comunque sormontabili con accordi senza prescindere dalla regola prima, appena indicata.
Esistono però aspetti in cui la mediazione può nulla se la magistratura in ambito “denaro, casa e figli” interpreta poi sempre allo stesso modo le sue sentenze creando disagio e diferenze così marcate da deyterminare un terreno poco ertile per il dialogo e l’accordo. Qui ,serve il cambio del copione, e ciononostante crediamo che la mediazione sia una sana base di dialogo fra le parti, consci che verranno inclusi di forza anche quelli che strumentalmente agiscono il conflitto e da qui nasce una regola imprescindibile: il diritto alla bigenitorialità deve essere riconosciuto e garantito dagli operatori senza preclusioni ponendo entrambi i genitori allo stesso piano, senza nessun pregiudizio nè volontà di esclusione, con un trattamento paritetico nell’interesse del minore e dell’equa frequentazione coi suoi genitori.

la soluzione:
Realizzare da subito, in previsione della pace, e come promozione del sereno rapporto genitori figli, il posizionamento dei figli al centro della coppia coniugale, cardine essenziale per disinnescare un capitolo denso di diatribe e dispute per ottenere esclusività nella loro gestione e rapporto.

-Una centralità a priori che garantisca il minore e disarmi i genitori conflittuali-
con l’assunzione di responsabilità chiara e per nulla ambigua da parte dell’autorità nel dichiarare che ogni bambino figlio di genitori che si separano, ha diritto a frequentarli entrambi nel modo più paritario possibile ed avere accesso anche ai rispettivi nonni.

A questo punto ogni genitore mediamente sano ed equilibrato che sarà disponibile ad accudire i propri figli potrà essere messo nelle condizioni di assolvere il suo compito che è quello a cui fa riferimento la legge senza che si permetta a nessuno di ostacolarlo e potrà farlo serenamente, non come accade oggi.
Ogni figlio deve poter stare coi i propri genitori e, solo nella condizione in cui uno dei due genitori non sia disponibile, allora l’altro o i nonni potranno assumersi la responsabilità prediligendo l’affido prima preso la famiglia di origine se possibile che strutture extrafamiliari (che per altro rappresentano per lo stato un costo).

Un ennesimo elemento a favore della coppia consiste nel tutelarsi preventivamente e appena sarà possibile nel nostro paese, accedere ad un documento comune definito “patto prematrimoniale” da costruire insieme, magari aiutati da legali,per andare a definire da subito e finchè ci si ama e in un clima costruttivo, le regole che governeranno il futuro della stessa coppia in una eventualità separativa con o senza figli. Ma per ora, questa è ancora fanta politica e sta a tutti noi renderla realtà.

Rimangono scoperti alcuni aspetti di cui uno è la valutazione dell’operato dei servizi sociali, ai quali può ascriversi una responsabilità mal gestita, spesso si tratta di personale con requisiti scarsamente adeguati alla valutazione della famiglia, a partire dal titolo di studio (requisiti minimi richiesti per divenire operatori sociali).

Ho volutamente sorvolato su aspetti determinanti come la casa ed il mantenimento, ma crediamo che questa prima parte sia già una buona base per procedere e mettere ordine nell’attuale sistema, per poi procedere ed affrontare anche gli altri aspetti a seguire, come dire, intanto facciamo un primo passo, ben fatto e volto al cambiare copione.

Roberto Castelli
Presidente Ass. per la bigenitorialità, Genitori Sottratti.