di Roberto Castelli
Parlare della Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989 a distanza di 25 anni fa riflettere per più aspetti.
Il primo che questi diritti rappresentano un “pacchetto” di regole che danno lustro alle nazioni che vi hanno aderito.
Il secondo è che l’ UNICEF sostiene che tali diritti rappresentino -il timone la barca e la meta- allo stesso tempo della loro missione, i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti i bambini e a tutte le bambine del mondo.
Il terzo aspetto è che la storia della nostra e di altre nazioni si deve permeare di questi diritti minimi essenziali e su quelli far progredire la propria cultura, struttura giuridica e conseguentemente consapevolezza sociale. Va ricordato che L’Italia ha ratificato la Convenzione con Legge n. 176 del 27 maggio 1991 e ha fino ad oggi presentato al  Comitato sui Diritti dell’Infanzia quattro Rapporti.

Fra i compiti più conosciuti e apparenti dell’ organizzazione mondiale, c’è la solidarietà e le opere benefiche negli ambiti legati ai momenti di vita dei bambini del mondo, ma non solo. L’UNICEF prevede a tutela di tali “diritti” un meccanismo di controllo sull’operato dei 194 stati che hanno aderito a questa Convenzione e pone un Comitato Indipendente a realizzare un rapporto periodico sull’andamento e attuazione dei diritti dei bambini, sul proprio territorio. un organismo di controllo con precise disposizioni.

Ma i diritti dell’infanzia sono in gioco
Legiferare tenendo conto della delicatezza del soggetto “bambino” significa non solo appuntarsi una medaglia simbolica al petto, ma comporta l’essere coerenti col contenuto dei 4 principi fondamentali dei diritti dell’infanzia:

1) La Non discriminazione (art. 2): i diritti sanciti dalla Convenzione devono essere garantiti a tutti i minori, senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione, opinione del bambino/adolescente o dei genitori.

2) il Superiore interesse
(art. 3): in ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica, l’interesse del bambino/adolescente deve avere la priorità.

3) il Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino
(art. 6): gli Stati devono impegnare il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini, anche tramite la cooperazione tra Stati.

4)  L’ Ascolto delle opinioni del minore
(art. 12): prevede il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenerne in adeguata considerazione le opinioni.

Il lettore sensibile alle tematiche che trattiamo, si chiederà a questo punto cosa vogliamo evidenziare, o suggerire al Comitato indipendente preposto al controllo dell’attuazione di questi diritti ?

La prima cosa che balza all’occhio è una frase spesso utilizzata nelle aule dei tribunali: “Il Superiore interesse del bambino”, una espressione talmente ricorrente da essere diventato un mantra, anche nelle occasioni in cui le perplessità di tanti genitori che si vedono togliere i figli si trasformano in incubi quotidiani.
 

Prendiamo a riferimento il punto 1: la non discriminazione dei bambini o dei genitori… che nell’applicazione del’ Affido Condiviso trovano il primo vero scoglio di tipo discriminatorio.

E’ noto che in Italia la Legge 54.2006 (affido condiviso dei minori) quella che sancisce di fatto la Bigenitorialità, nelle sentenze è gestita fin dalla sua nascita con arbitrio interpretativo al punto che possiamo ritenere che NON VENGA APPLICATA, al punto di ritenere che vengano sentenziati ripetutamente affidi dove di “condiviso” c’è solo il nome, una etichetta su di un progetto di affido, che al suo interno, dopo la sentenza non contiene più i principi dell’Affido Condiviso stesso.

E’ palese un progetto altamente discriminatorio di deprivazione di uno due ruoli genitoriali, che riguarda solitamente la figura paterna, in barba totale al concetto di NON discriminazione, che qui assume toni ancora più perversi poichè si agisce così facendo una discriminazione di genere basata sul declassamento di uno dei due ruoli genitoriali, in oltraggio alla necessità che i bambini hanno  di  avere entrambi i genitori indipendentemente dal fatto che questi siano SEPARATI o DIVORZIATI, e qui s’innesta il mancato rispetto del punto 2: dove si cita il diritto alla tutela della vita e sano sviluppo dei bambini sottoposti dove invece si agisce una separazione forzata iniqua dai propri genitori che nella maggior parte dei casi si rivela un trauma, ma anche relegare a due frequentazioni assolutamente asimmetriche la permanenza del bambino con Mamma o Papà . Aspetto questo assai frequente nelle sentenze di separazione e affido minorile che ha risvolti medici in cui La salute psichica è parte del tratto distintivo della qualità della vita, e qui entra in campo il punto 3! Innegabile a riguardo gli eventi e studi che lo evidenziano con rigore.

Parlando di Giustizia o Ingiustizia Italiana, è doveroso porre un accento anche sul Decreto Filiazione in cui in modo surrettizo sono stati infilati fra i risvolti di una legge sacrosanta, 6 punti quantomeno discutibili, una di queste ad esempio, prevede la recessione del diritto minorile ad essere ascoltato, riferimento al punto 4, che confligge col quarto principio fondamentale dei diritti dell’infanzia sopra citati (art.12)

I diritti dell’infanzia, in gioco e in pericolo

 Aggiungerei che sono in pericolo anche i diritti della genitorialità post separativa che considerando il dato delle separazioni al 51% rispetto alle coppie che si sposano, con un incremento iperbolico anno dopo anno da quindi 8 anni a questa parte, c’è da pensare a numeri enormi di bambini senza uno dei due genitori e genitori senza figli, senza parlare poi della sottrazione internazionale dei minori dove lo stato italiano dovrebbe assolutamente essere più incisivo con misure preventive rapidissime, o senza parlare dei 40/56 mila minori che ogni anno vangano tolti alle famiglie di origine per essere inseriti in una filiera ben organizzata la cui struttura andrebbe messa sotto la lente d’ingrandimento per continue violazioni del codice e delle leggi, per arrivare alle sempre più frequenti sottrazioni NAZIONALI di bambini a cui il Decreto Filiazione da una mano innegabilmente, fenomeni presocchè giornalieri di disubbidienza ( tollerati dalla giustizia).

Desideriamo sollecitare la sensibilità della dirigenza Unicef Italia, cosapevoli che laddove si discutano i “diritti dell’infanzia e adolescenza” in quel preciso istante l’UNICEF è, solidamente una parte in causa. 
Le associazioni di genitori separati, nella consapevolezza della specificità del tema ma anche delle possibili soluzioni adottabili, si rendono disponibili ad un dialogo diretto con Unicef per renderla edotta, certi di essere al fianco dei primi paladini dei diritti dei bambini, aspetto questo che ci rende doppiamente motivati a proseguire questa battaglia per “quelli” che saranno gli adulti e genitori di domani affinchè non si trovino nelle nostre stesse condizioni di genitori di oggi.
ndr. Ringraziamo la Dott.ssa Lea Boschetti Coordinatorice nazionale Unicef, per la sua cortese disponibilità e presenza mercoledì 15 Ottobre alla manifestazione davanti al tribunale di Bologna in Via Farini,1, che si terrà dalle h. 8 fino alle h. 13.

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