Parlare della Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989 a distanza di 25 anni fa riflettere per più aspetti.
Fra i compiti più conosciuti e apparenti dell’ organizzazione mondiale, c’è la solidarietà e le opere benefiche negli ambiti legati ai momenti di vita dei bambini del mondo, ma non solo. L’UNICEF prevede a tutela di tali “diritti” un meccanismo di controllo sull’operato dei 194 stati che hanno aderito a questa Convenzione e pone un Comitato Indipendente a realizzare un rapporto periodico sull’andamento e attuazione dei diritti dei bambini, sul proprio territorio. un organismo di controllo con precise disposizioni.
Ma i diritti dell’infanzia sono in gioco
Legiferare tenendo conto della delicatezza del soggetto “bambino” significa non solo appuntarsi una medaglia simbolica al petto, ma comporta l’essere coerenti col contenuto dei 4 principi fondamentali dei diritti dell’infanzia:
1) La Non discriminazione (art. 2): i diritti sanciti dalla Convenzione devono essere garantiti a tutti i minori, senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione, opinione del bambino/adolescente o dei genitori.
2) il Superiore interesse (art. 3): in ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica, l’interesse del bambino/adolescente deve avere la priorità.
3) il Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino (art. 6): gli Stati devono impegnare il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini, anche tramite la cooperazione tra Stati.
4) L’ Ascolto delle opinioni del minore (art. 12): prevede il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenerne in adeguata considerazione le opinioni.
La prima cosa che balza all’occhio è una frase spesso utilizzata nelle aule dei tribunali: “Il Superiore interesse del bambino”, una espressione talmente ricorrente da essere diventato un mantra, anche nelle occasioni in cui le perplessità di tanti genitori che si vedono togliere i figli si trasformano in incubi quotidiani.
E’ noto che in Italia la Legge 54.2006 (affido condiviso dei minori) quella che sancisce di fatto la Bigenitorialità, nelle sentenze è gestita fin dalla sua nascita con arbitrio interpretativo al punto che possiamo ritenere che NON VENGA APPLICATA, al punto di ritenere che vengano sentenziati ripetutamente affidi dove di “condiviso” c’è solo il nome, una etichetta su di un progetto di affido, che al suo interno, dopo la sentenza non contiene più i principi dell’Affido Condiviso stesso.
E’ palese un progetto altamente discriminatorio di deprivazione di uno due ruoli genitoriali, che riguarda solitamente la figura paterna, in barba totale al concetto di NON discriminazione, che qui assume toni ancora più perversi poichè si agisce così facendo una discriminazione di genere basata sul declassamento di uno dei due ruoli genitoriali, in oltraggio alla necessità che i bambini hanno di avere entrambi i genitori indipendentemente dal fatto che questi siano SEPARATI o DIVORZIATI, e qui s’innesta il mancato rispetto del punto 2: dove si cita il diritto alla tutela della vita e sano sviluppo dei bambini sottoposti dove invece si agisce una separazione forzata iniqua dai propri genitori che nella maggior parte dei casi si rivela un trauma, ma anche relegare a due frequentazioni assolutamente asimmetriche la permanenza del bambino con Mamma o Papà . Aspetto questo assai frequente nelle sentenze di separazione e affido minorile che ha risvolti medici in cui La salute psichica è parte del tratto distintivo della qualità della vita, e qui entra in campo il punto 3! Innegabile a riguardo gli eventi e studi che lo evidenziano con rigore.
Parlando di Giustizia o Ingiustizia Italiana, è doveroso porre un accento anche sul Decreto Filiazione in cui in modo surrettizo sono stati infilati fra i risvolti di una legge sacrosanta, 6 punti quantomeno discutibili, una di queste ad esempio, prevede la recessione del diritto minorile ad essere ascoltato, riferimento al punto 4, che confligge col quarto principio fondamentale dei diritti dell’infanzia sopra citati (art.12)
I diritti dell’infanzia, in gioco e in pericolo
Desideriamo sollecitare la sensibilità della dirigenza Unicef Italia, cosapevoli che laddove si discutano i “diritti dell’infanzia e adolescenza” in quel preciso istante l’UNICEF è, solidamente una parte in causa.
articolo riproducibile – no copyright.
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