LA VIOLENZA AGITA SULL’UOMO PER MANO FEMMINILE

La prima ricerca in Italia del genere, prodotta da uno staff autorevole e accreditato, con tanto di nomi e cognomi, certificata da docenti universitari. 
Ci troviamo davanti ad una ricerca-sondaggio autorevole, prima nel suo genere svolta  in collaborazione con l’Università di Siena, frutto di un lungo lavoro di raccolta e di analisi dati, durato tre anni, un indagine che farà parlare di sè a lungo, una ricerca mai compiuta prima nel nostro paese grazie anche l’inesistente volontà di collaborare da parte del Ministero delle Pari Opportunità al quale era stata proposta prima di ogni altro, e che non vota certo a favore di questo Ministero, al qual mantenimento contribuiscono TUTTI i cittadini, senza distinzione di sesso, con le loro tasse.
Inutile evidenziare ciò che in molti altri paesi, dati simili sono già stati raccolti, e sono strumenti per la “lettura” della società a disposizione degli addetti ai lavori, mentre nel nostro paese non si è mai ritenuto necessario avere un quadro bipartisan per ciò che riguardava la violenza subita dagli uomini e agita dalle donne. 
Guardare in faccia alla realtà è un modo per potere fare considerazioni sensate e sostanziate.
Troveremo in questa ricerca scenari inconsueti per l’immaginario collettivo, un immaginario che diventa realtà ma che ad oggi fatica dichiaratamente a comprendere che possa esistere una violenza agita dalla donna verso l’uomo. 

Il “non credere possibile che…” è frutto di una serie di informazioni che una sull’altra costituiscono il  retaggio culturale di una società, che può essere informata o disinformata a seconda delle volontà di chi la governa, ma indubbiamente che necessita di una imprescindibile operazione di trasparenza e svecchiamento. La visione delle relazioni fra le parti senza pregiudizi, aiuta chiunque a percepire la violenza come una faccia della società intera, e apre uno scenario sconosciuto ai più.

Il progetto nasce dalla compilazione di un questionario e dalla lettura dei dati, con procedure che troverete ben descritte nell’interessante documento, ma una cosa va detta:- la ricerca è stata prodotta senza denaro pubblico ed è frutto del lavoro di volontariato di molti professionisti, che hanno seguito regole rigide ed autoimposte nella fase di raccolta dei dati e nel loro controllo, affinchè il quadro si predisponesse a divenire uno strumento di lettura a prova a disposizione di tutti e mostrare uno scenario veritiero ma per i più sconosciuto.-
Queste le prime parole dell’introduzione
….Nonostante    l’ impegno    costante    dei    media,    delle istituzioni e di larga parte del privato sociale nel condannare la violenza, la stessa viene etichettata come violenza di genere dimenticando l’assunto che la violenza è un costrutto ampio e complesso che non prevede distinzioni in ordine al sesso. La “normalizzazione” pubblica della violenza femminile – messaggi pubblicitari, spettacoli televisivi, cinema, stampa, video web – crea assuefazione ed abbassa l’allarme sociale.
 La scena di un uomo che schiaffeggia una donna in un reality non può essere accettata, non ha scusanti, suscita sdegno, scatena condanna pubblica, espulsione, biasimo
collettivo di conduttori e spettatori. Doverosamente, aggiungiamo:-A ruoli invertiti, tuttavia, la scena non suscita uguale sdegno ed uguali reazioni, viene minimizzata, diviene “normale”, perfino ironica: gli episodi di violenza diventano quindi proponibili, anche pubblicamente, quando ne sono vittime gli uomini-….
Vi invitiamo a scaricare il file al link sottostante:

http://www.vittimologia.it/rivista/articolo_macri_et_al_2012-03.pdf