La ricerca sui maschietti con prole che lavorano lo stesso numero di ore delle loro compagne

MILANO – Uno studio inglese scardina le precedenti convinzioni che dipingono gli uomini (o meglio, i padri) come degli autentici scansafatiche in casa. In realtà, i maschietti con prole che lavorano lo stesso numero di ore delle loro compagne, che vengono coinvolti nelle incombenze domestiche e che riescono a godersi la compagnia dei figli, gestendone anche la responsabilità della loro crescita, sono meno stressati e più felici. La ricerca, non a caso intitolata «Work Life Balance: Working for Fathers?», è stata commissionata dalla charity «Working Families» alla dottoressa Caroline Gatrell della Lancaster University, che per due anni ha intervistato oltre 1.100 padri lavoratori su come conciliavano lavoro e famiglia e scoprendo così che l’82% di loro è proprio alla ricerca di quello che viene definito «more family time.

«Il modo in cui “facciamo famiglia” è cambiato non solo perché le madri escono più spesso di casa per andare a lavorare – ha spiegato la Gatrell al Guardian – ma anche perché oggi entrambi i genitori vogliono stare più vicini ai figli quando crescono. È sempre più evidente come i padri vogliano essere maggiormente coinvolti nella vita dei figli e intendano delegare sempre meno alle madri la loro cura, a differenza, invece, di quanto succedeva in passato».

TRE FIGLI – Se è vero che le famiglie stanno cambiando, è, però, altrettanto vero che tale trasformazione sia completamente ignorata dai datori di lavoro. «Questo sta creando un grave problema sia agli uomini che alle donne – ha proseguito la dottoressa – perché i primi vengono penalizzati perché non viene loro offerta la possibilità di bilanciare lavoro e famiglia, mentre le seconde hanno le carriere bloccate non appena fanno figli, perché si crede che non riescano a pensare ad altro». Lo studio ha anche analizzato i livelli di stress dei padri, rilevando che sono più stressati quelli che hanno uno o tre figli rispetto a quelli che ne hanno due. Non solo. I maschietti che aiutano in casa sono nettamente più soddisfatti di quelli che non fanno quasi nulla, come pure quelli le cui compagne lavorano a tempo pieno e non part-time. «I neo padri hanno maggiori possibilità di trovarsi impreparati davanti all’impatto che un figlio può avere sulla loro vita – ha concluso la Gatrell – mentre quando arriva il secondo, sanno già cosa aspettarsi. Il terzo figlio rappresenta, invece, un grande cambiamento, soprattutto per quanto riguarda i costi. Quanto agli impegni domestici, pur tendendo alla parità, le donne fanno ancora il grosso del lavoro, perché gli uomini sbattono contro i limiti di tempo imposti dalla loro mancanza di flessibilità lavorativa».

Simona Marchetti