Cercare 1500 famiglie a cui affidare i figli, è un segno dei tempi? E’ un fenomeno da ricondurre alla sola responsabilità delle singole famiglie? Siamo sicuri che tutti i minori sradicati dalle loro famiglie siano da deportare verso altre famiglie? Il dubbio è lecito quando di parla di emarginazione sociale ma soprattutto quando questa realtà viene gestita dai servizi sociali che troppo spesso offrono esempi eclatanti, riportati con drammatica scansione dalle cronache dei quotidiani e ancora più sovente dai social network, ove la realtà che offrono appare più intenta a separare che ricucire le realtà familiari, quasi la missione dei servizi sociali trovasse il suo “senso assoluto” nella separazione piuttosto che nella riunificazione. Ma tant’è, e non ci rimane che riportarvi la notizia esattemente come la promuove la regione Veneto lasciando a voi la lettura, compreso quella fra le righe per la quale vi aiutiamo con un gesto che riteniamo doveroso, ovvero aggiungendo in fondo all’articolo una mappa del 2010 che riporta la situazione relativa ai minori “collocati” extra-famiglia, regione per regione affinchè la consapevolezza dei lettori sia sempre a più largo raggio.

La redazione

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MINORI:
OBIETTIVO AVERE 1500 FAMIGLIE PER L’AFFIDO

Lo ha affermato oggi l’assessore regionale Remo Sernagiotto
CROCETTA DEL MONTELLO – L’obiettivo della Regione Veneto per la fine del 2011 è di arrivare ad avere 1500 famiglie autorizzate all’affido familiare. Attualmente sono 700. Da aprile l’assessore regionale ai servizi sociali Remo Sernagiotto avvierà i corsi di formazione e il coordinamento tra servizi sociali, enti locali e famiglie affidatari e aspiranti affidatarie per sviluppare al massimo questo modello di accoglienza dei minori allontanati dalle famiglie d’origine.

Lo ha fatto presente lo stesso Sernagiotto intervenuto A Crocetta del Montello al convegno dal titolo “Tana libera tutti – nuove forme di cura e tutela dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie”.

L’incontro ha fatto il bilancio dell’esperienza di cinque anni di un progetto che ha coinvolto i sei comuni dell’area valdobbiadenese, l’Azienda Ulss n. 8 e un gruppo di educatori della cooperativa sociale Kirikù nel creare reti di sostegno familiari per promuovere il diritto dei minori di crescere nella comunità d’appartenenza, all’interno della propria famiglia, sostenendo e recuperando le risorse genitoriali e prevenendo e contrastandone l’allontanamento in strutture esterne.

Sernagiotto ha parlato della situazione complessiva dei servizi sociali nel Veneto dai minori agli anziani non autosufficienti soffermandosi sul dato di realtà delle poche risorse a disposizione. “I soldi sono pochi – ha detto – ma c’é la volontà vera di usarli al meglio, puntando non su tanti rivoli o doppioni di servizi sociali ormai insostenibili perché fonte di spreco, ma sulle eccellenze che sono tante nel Veneto e che dobbiamo far diventare parametro della nostra azione di investimento sul sociale e di riorganizzazione dei servizi”.