Basta tenere un «comportamento oppositivo e provocatorio nei confronti degli operatori del Cerris, incominciando ad assumere iniziative non concordate circa il figlio» per farselo portare via e metterlo in adozione? A giudicare dalla relazione stilata dagli stessi operatori del Cerris che seguivano David e mamma Sandra, verrebbe da dire di sì.

Perchè a mamma Sandra, nigeriana che adora suo figlio David quel figlio, in virtù di una recente sentenza del Tribunale per i minorenni di Venezia, è già stato portato via e messo in adozione. Sandra si è dunque recata dall’avvocato Stefano Perusi il quale ha predisposto il ricorso in appello per evitare che ciò accada, ma già adesso il piccolo non può incontrare la madre. E David ha solo tre anni e dalla sua mamma lui vorrebbe essere abbracciato, coccolato, rassicurato. La storia è presto detta. Sandra nel periodo in cui aveva bisogno d’aiuto viene affidata al CERRIS (il centro veronese di accoglienza per madri e e bambini vittime di violenza). È incinta, suo marito non vuole il piccolo (hanno altri due figli in patria e vanno a scuola là) e lei invece quel piccolo lo vuole. Così finisce lì, al centro. E lì nella struttura mamme-bambino è rimasta fino a poco tempo fa quando ha ricevuto una casa dal Comune. Lei ha sempre lavorato in un’impresa di pulizie, ma lontano prima a Vipiteno, poi a Pordenone, fino al licenziamento perchè erano più le ore che passava in treno che quelle che le pagavano al lavoro. Adesso ha un altro lavoro, sempre come donna delle pulizie in un hotel sul lago di Garda e ha una buona capacità lavorativa (lo riconoscono al Cerris nelle relazioni). Al Cerris stabiliscono un programma e le impongono orari e giorni per vedere suo figlio, che è in affido al servizio sociale. Ma lei lavora e chiede di non vederlo a metà mattina di un giorno feriale, ma il sabato pomeriggio o la domenica a qualsiasi ora. Però si vede negato il permesso. Sandra non ha maltrattato suo figlio, non l’ha picchiato, non si droga, non si prostituisce, ha un lavoro dignitoso e una casa in affitto, una cerchia di connazionali e parenti che le possono dare un mano. Ma secondo la relazione degli operatori del Cerris è una «pessima madre». E viene deciso che il figlio va dato in adozione. La relazione parla di «irreversibilità della condizione di abbandono morale e materiale», mentre Sandra dice che ogni volta che è stata, quando poteva, in visita al figlio gli ha portato un regalino, andando contro le indicazioni delle operatrici. Racconta che quando il piccolo è stato operato di ernia neanche era stata informata e il bambino è arrivato in ospedale senza di lei. A leggere la relazione e ad ascoltare la testimonianza della donna ci sono due storie diverse, due mondi diversi. Sandra è africana, e gli africani non hanno i nostri ritmi, le nostre regole, la nostra cultura. Fatica a capire che cosa le stia accadendo, sa soltanto che non è giusto perchè lei suo figlio lo ama. E se lui fatica a interagire con lei è forse perchè gliel’hanno negato. David non può scegliere, è troppo piccolo, dovrà subire. E la decisione dei tribunali sarà sulla sua vita: potranno stravolgerla, farlo soffrire ancora, spegnergli il sorriso che adesso è luminoso nonostante tutto il poco vissuto sereno.

Fonte: larena.it

http://www.adiantum.it/public/2129-verona,-il-cerris-e-una-strana-adozione-in-danno-di-una-mamma-extra-comunitaria.asp