Quando si tratta di truffatori molto spregiudicati che utilizzano anche le vie mediatiche per arricchirsi illecitamente, sussiste il rischio di reiterazione del reato che giustifica la misura cautelare anche nel caso in cui il ‘mezzo’ usato per commettere il raggiro sia il figlio minore del quale viene disposto il collocamento in una casa famiglia.
Lo sottolinea la Cassazione che ha convalidato gli arresti domiciliari per una madre napoletana che aveva contraffatto le cartelle cliniche della figlia di dieci anni fingendo che avesse un male raro e fatale, e raccogliendo fondi per una fantomatica operazione della speranza.
Tra i motivi per i quali i supremi giudici – pur dando atto del provvisorio affidamento del minore in questione ad una comunità – hanno bocciato il ricorso dei difensori, c’è infatti la sottolineatura del fatto che “l’art. 274 lett. ‘c’ cpp (ndr. sulle esigenze cautelari) non riguarda, comunque, il rischio di commissione di ulteriori reati con i medesimi concorrenti e secondo le stesse modalità, ma fa riferimento alla probabile commissione di reati della stessa fattispecie, cioè di reati che offendono lo stesso bene giuridico e non già fattispecie omologhe a quelle per cui si procede”.
In pratica la circostanza che il collocamento del minore all’esterno del nucleo familiare abbia fatto venir meno i particolari rapporti quotidiani madre-figlia di questa vicenda, non incide sulla prognosi del rischio di reiterazione della condotta.
In particolare l’indagata in questione – le cui malefatte sono state scoperte dalla trasmissione televisiva ‘le Iene’ – è accusata di truffa aggravata, anche tentata, alterazione e contraffazione di documentazione medica e cartelle cliniche.
Senza successo la donna ha chiesto alla Cassazione di annullare la misura cautelare. I supremi giudici – con la sentenza 34328 – hanno convalidato l’ordinanza del Tribunale del riesame di Napoli, dello scorso 24 marzo, ritenendo serio il rischio che possa commettere altre truffe.
L’indagata – scrivono gli ‘ermellini’ ripercorrendo la pronuncia di merito – “ha mostrato notevole pervicacia e solido spirito organizzativo, avendo dipanato la presenza propria e della figlia lungo un periodo assai consistente in numerose occasioni, pubbliche e private, riuscendo a farsi ospitare in numerose trasmissioni televisive di rilevanza nazionale, giungendo a scrivere dei libri e a reperire l’editore, provvedendo a un continuo aggiornamento delle certificazioni false che dispensava in giro.
Non ha esitato a fare reiteratamente ricoverare la figlia ed sottoporla ad altrettanto reiterati accertamenti anche invasivi”. Anche dopo essere stata scoperta, la donna aveva tentato di tenere in vita la truffa facendo ricoverare la figlia all’ospedale, simulando un attacco respiratorio.
Fonte: www.cassazione.net
[la vicenda cui allude la pronuncia della cassazione penale è riportata qui: http://donna-disonesta.blogspot.com/2011/03/piccoli-disturbi-fisici-trasformati-in.html ]