Non risponde di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale sulla moglie, per mancanza di prove, il marito accusato dalla vittima, la cui testimonianza appare però contraddittoria rispetto a quelli dei figli conviventi. 
Lo ha stabilito il Tribunale di Taranto che, con una sentenza del 16 aprile 2012 ha assolto, perché il fatto non sussiste, un uomo accusato dalla moglie di violenza sessuale e di maltrattamenti in famiglia, dopo oltre trent’anni di matrimonio. 
Insomma, a scagionare l’uomo la testimonianza delle figlie e la dimostrata relazione extraconiugale della donna che, a quanto ricostruito dai giudici, avrebbe accusato il marito solo per vendicarsi del pedinamento organizzato con un investigatore privato che aveva dimostrato il tradimento. 
Infatti le dichiarazione della donna, circa le vessazioni ed il tentativo di una violenza sessuale, non avevano trovato alcun riscontro nelle parole delle ragazze che, anzi, lo avevano descritto come padre e marito affettuoso e addolorato per la relazione extraconiugale. 
D’altronde secondo il Collegio la dichiarazione della parte lesa, allorché risulti contrastata da più elementi probatori, dev’essere valutata con estremo rigore e il contenuto della stessa, a fronte degli elementi di contrasto, per essere positivamente apprezzato e utilizzato a fini probatori, dev’essere sottoposto a verifica dettagliata e non accettato con generica giustificazione argomentativa, in ragione dell’evidente interesse accusatorio che inevitabilmente è connaturato alla testimonianza resa da persona portatrice di interessi configgenti con quelli dell’imputato.
Fonte: www.cassazione.net