Giurisprudenza costante e vergognosa: si confronti qui
Non commette reato la madre che spegne il cellulare per evitare di concordare gli incontri fra l’ex e la figlia, in caso di incertezza del provvedimento del giudice.

Lo ha stabilito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 7187 del 13 febbraio 2013, ha respinto il ricorso di un padre che si era costituito parte civile nella causa iniziata contro la moglie perché, per ben tre sabati consecutivi, si era assentata da casa portando con sé la figlia e impedendo quindi all’uomo di incontrare la piccola.
La donna si era difesa sostenendo che il provvedimento del giudice era molto incerto e che per fine settimana lei intendeva un periodo da venerdì sera a lunedì mattina.
Una giustificazione, questa, che ha convinto i giudici di merito che l’hanno assolta in primo e secondo grado.
Ora la Cassazione ha reso definitivo il verdetto spiegando che la donna non ha agito con dolo e per questo non è punibile.
«Né un vizio di motivazione – si legge nella pronuncia – è ravvisabile nella sentenza gravata nella parte in cui la Corte territoriale ha spiegato le ragioni per le quali fosse stata disattesa la richiesta della difesa della parte civile di rinnovare l’istruttoria dibattimentale, posto che tale parte aveva sollecitato l’acquisizione di documentazione – con esclusione di una denuncia, della quale vi è un indeterminato riferimento solo nel ricorso – concernenti due provvedimenti adottati rispettivamente del Tribunale per i minorenni e della Corte di appello di Bologna molti anni dopo i fatti, dunque inidonei a fornire con certezza la prova di quale fosse stato, in precedenza, il reale atteggiamento psicologico dell’imputata in relazione alla vicenda oggetto del presente processo».
Fonte: www.cassazione.net