Il conflitto non interessa a chi ama davvero i propri figli, anzi , sempre più gli operatori della giustizia stanno compendendo che chi agisce il conflitto e su quello basa le proprie richieste è da guardare con molta attenzione.
 A tal proposito riceviamo e pubblichiamo l’articolo di Fabio Nestola con questo articolo di “preoccupato amore”, che ci  presenta una storia fra le tante ove incombe sempre il terrore che i figli li tolgano ad entrambi i genitori provocando ancora più disperazione.
Ringraziamo l’avvocato Lorenzo Iacobbi, presidente AMI lecce. La psicologa Lorita Tinelli, presidente del centro abusi psicologici.

NON E UN BIMBO CONTESO, MA UN BIMBO CHE HA CHIESTO AL PADRE DI ESSERE DIFESO.

“Non è affatto la storia di un bimbo conteso, non posso accettare che venga tirata in ballo la solita conflittualità fra genitori” dichiara Francesco Cellie, il padre che presenterà ricorso in Corte d’Appello contro il provvedimento del TdM di Taranto che colloca il minore in casa-famiglia.
“Dopo il video-choc di Padova sembra sia diventato obbligatorio parlare di genitori conflittuali che si contendono i figli”, prosegue Cellie, “ma io non ho alcuna intenzione di “contenderlo” alla madre. Mio figlio ha chiesto protezione, ha lanciato un allarme gravissimo riferendo ripetuti episodi di violenza fisica e psicologica subiti presso l’ambiente materno in cui viveva”.
In effetti, la casistica ci insegna che un genitore accanitamente conflittuale non aspetta altro per correre in commissariato a gettare fango contro l’ex.
Francesco Cellie invece ha avuto mille scrupoli, è rimasto stupito, sa di muoversi su un terreno difficile, ha ritenuto doveroso verificare la fondatezza delle accuse del figlio prima di muovere qualsiasi passo ufficiale.
Il bambino è stato ascoltato più volte, prima dai CC della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Taranto, poi da un giudice d’ascoltoe poi ha incontrato lo stesso Presidente del Tribunale, confermando ogni volta – con dovizia di particolari – le prolungate violenze subite, chiedendo di poter vivere col padre ed essere protetto dalla madre. Alla luce delle conferme acquisite in fase di ascolto del minore, il TdM ha quindi emesso un provvedimento di protezione che limita le frequentazione madre-figlio a 3 ore settimanali alla presenza di operatori dei servizi sociali. Il padre quindi, visto che il Tribunale ha stabilito che il bimbo non può più vivere con la madre e può vederla solo i incontri protetti, ha provato ad iscriverlo ad una scuola presso la sua abitazione, incontrando difficoltà insormontabili.
Un provvedimento successivo stabilisce che il bimbo non possa vivere col padre a Tuturano (BR) ma per frequentare la scuola debba vivere in casa-famiglia a Massafra (TA) ove abitava con la madre.
Ergo:dato che un figlio dichiara di aver subito violenze in ambiente materno, la soluzione è toglierlo sia dall’ambiente materno che dall’ambiente paterno. Quantomeno curioso,
Nei confronti della madre vi sono delle misure limitative, nei confronti del padre nessuna, ma vengono definiti “conflittuali” così lo si toglie ad entrambi.
A tutt’oggi il piccolo, tra lungaggini burocratiche, nulla-osta negati e iter giudiziari, non ha potuto frequentare nemmeno un giorno di scuola.
“Parliamo di scuola dell’obbligo” conclude Cellie, “quindi non frequentarla è una violazione dei diritti di mio figlio, come sono suoi diritti essere ascoltato ed essere protetto. Io ho provato a proteggerlo tutelando i suoi interessi, con tutte le cautele del caso; il risultato è che, visto che la madre è maltrattante, vogliono toglierlo anche a me. A ruoli invertiti, con un padre maltrattante, sarebbe successa la stessa cosa?”.