Culturalmente noi italiani, siamo bravissimi a lamentarci e basta, siamo pervasi dalla LAMENTITE CRONICA una patologia acuta che contraiamo da bambini e per la quale l’unico vaccino possibile incredibile ma vero, coincide con la causa del male stesso. 


Vi do una notizia strepitosa: la cura alla lamentite cronica esiste ed è gratuita: si chiama CULTURA! Quando Cassius Clay affermava che Impossible is nothing, si riferiva al fatto che perdiamo ancora prima di cominciare a combattere se è la sconfitta, ciò che portiamo nel cuore.

Quando Ghandi diceva, riferendosi all’attenzione mostrata dal governo inglese verso le sue idee: ” prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti attaccano…poi vinci”, si riferiva ancora a questo: cosa poteva aspettarsi del resto dall’impero coloniale britannico a cui aveva detto: “grazie regina Vittoria, di aver portato la civiltà e la cultura in India, ma noi indiani, ce l’abbiamo una civiltà ed una cultura nostra, e se non vi dispiace, ci piacerebbe governarci da soli”. Di certo non si attendeva che gli dicessero: “prego, fate pure!”.

Jhon F. Kennedy il giorno del suo insediamento ricordò a tutti la stessa cosa: “non chiedetevi cosa la nazione può fare per voi, ma cosa voi potete fare per la nazione!”.

Più recentemente un tale Steve Jobs, vestito sempre uguale, come un personaggio dei fumetti e non particolarmente simpatico ai suoi dipendenti, diceva: “Be hungry, be foolish!” applausi e grida e poi? E poi silenzio perché uno è Steve Jobs, uno era Kennedy, uno era Ghandi e l’altro Cassius Clay e noi? E noi non “semo un cazzo”…come diceva invece Alberto Sordi (il Marchese del Grillo).

Insomma le cose grandi non sono per noi, ma nemmeno quelle piccole: ce lo hanno insegnato da bambini, i nostri genitori, a scuola, a catechismo, al lavoro, al bar, più ore al giorno per più giorni la settimana: è meglio lamentarsi, tirare a farsi gli affari propri ed avere la soddisfazione dei miseri di vedere fallire chi prova a fare diversamente, senza capire che anche di fronte a chi ha tentato e fallito noi siamo sempre più piccoli e miseri perché quello e libero, ancorché sconfitto, mentre noi restiamo schiavi, seppure senza catene.

Se leggete I Promessi Sposi, dove vi insegnano che Lorenzo Tramaglino, aveva imparato a stare lontano dai tumulti a non mettersi il campanello al piede ed a patire i guai della vita sperando in Dio e nella misericordia, non è esattamente come leggere di Sir Ivanohe che si ribella ai Normanni e li combatte, non li sopporta, per la libertà della sua patria! Patria, altra bella parola, bandita dalla nostra educazione da molti anni, ed ora quando ce la tolgono, la patria potestà sui nostri figli, ce ne lamentiamo si, ma come di una tassa ingiusta o come di un aumento del prezzo della benzina, come fanno le pecore beliamo ed alla fine paghiamo, e ci sentiamo felici in fondo, perché noi che ci lamentiamo e ci sentiamo in diritto di lamentarci, perché abbiamo pagato, siamo convinti di stare meglio di quelli che non possono neppure quello. E’ appunto una questione di condizionamento culturale e di comodo perché tra coloro che popolano il primo gruppo ci sono, non solo i dormienti, ossia coloro che non sanno di avere ali, artigli, zanne e miagolano invece di ruggire, o strisciano invece di volare, ma anche gli ignavi, coloro i quali si lamentano perché mentre si lamentano ingannano se stessi e credono di ingannare gli altri, simulando una sofferenza e celando la mancanza della volontà di essere genitori, che non dimentichiamolo: è fatica. Degli ignavi ha già detto Dante a sufficienza: ”lor cieca vita è tanto bassa, che ‘nvidiosi son d’ogna altra sorte” ed è un bene che paghino con il denaro che hanno il sangue che non hanno. Io non mi rivolgo a loro, “ai genitori per caso” per cui forse è stata scritta e pensata la prima legge sul divorzio, bensì agli altri. Dare la vita è un atto d’amore, perché solo con un atto d’amore si può giustificare un azione per il resto demenziale quale quella di dare la vita nelle condizioni in cui viviamo.

Non tutti siamo in grado di sostenerne il peso e questa condizione non ha alcuna attinenza con il nostro status economico, il quale è e rimane un mezzo contingente, al servizio di valori e cultura e cioè esattamente quel bagaglio che ci rende pavidi e che abbiamo il dovere di cambiare: chi abdica al proprio ruolo di genitore, chi è disposto a barattare il proprio sangue con un assegno, non merita di essere tale, per tutti gli altri vale quanto segue: chi aggredisce il diritto alla genitorialità è un terrorista, chi pretende del denaro in cambio del tempo con i vostri figli, un rapitore; non si fanno accordi con i terroristi e non si tratta con i rapitori.

Compilate il questionario, dedicate del tempo a capire cosa significa essere genitori, divulgate la cultura e la cura della bigenitorialità: nessuno lo può fare al posto vostro, perché nessuno può essere genitore al posto vostro, né divenirlo perché pagato: questi sono i nostri strumenti per cui smettete di lamentarvi e cominciate a scrivere, o tacete ed in ogni caso: cessate di molestare le nostre orecchie con i vostri inutili lamenti: questa condizione non cambierà in un giorno, in un mese e neppure in un anno, ma è necessario cominciare perché possa cambiare.

Questionario  interattivo: file da scaricare in pdf, compilare al computer, SALVARE! e
rispedire via mail:
Questionario da compilare a mano: file da
scaricare in pdf, stampare, compilare a mano e rispedire postalmente:

G.Bartolucci