Strasburgo condanna Roma perché l’Italia non è in grado di far rispettare le sue stesse sentenze in tema di rapporti familiari; dev’essere riconosciuto il danno morale al genitore che, dopo la separazione dalla compagna, non è riuscito a ottenere incontri regolari con la figlia per oltre sette anni: e ciò benché abbia ottenuto nel lontano 2003 una sentenza che stabiliva le condizioni per il diritto di visita. 
È quanto emerge da una sentenza pubblicata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (requête 25704/11 – in francese, unica lingua in cui è stata pubblicata finora). Accolto il ricorso del padre difeso dall’avvocato Giorgio Vaccaro.
Le nostre autorità non hanno attuato tutte le misure necessarie per assicurare al cittadino l’esercizio dei suoi diritti: l’Italia è condannata per violazione del diritto al rispetto dei legami familiari di cui all’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Insomma: lo Stato risarcirà all’uomo entro tre mesi ben 15mila euro più interessi di danni non patrimoniali. 
Da una parte l’autorità giudiziaria non riesce a far rispettare le sue decisioni, dall’altra va registrato il fallimento dei servizi sociali che non risultano in grado di superare l’ostruzionismo della donna. Risultato: il rapporto padre-figlia ne esce irrimediabilmente compromesso.
Il punto è che nelle questioni di diritto di famiglia l’adeguatezza delle misure adottate dalle autorità si misura in base alla rapidità di esecuzione; e nel nostro caso la burocrazia ha lasciato trascorrere troppo tempo, tanto da impedire possibilità di costruire una relazione stabile fra padre e figlia: le misure adottate, infatti, risultano soltanto automatiche e stereotipate.
Il rimborso spese ammonta a 10mila euro.
Fonte: www.cassazione.net